lunedì 18 dicembre 2006

Sangre mezclada y lengua torcida

Diabliyo si chiama il posto.
Beviamo birra, parliamo con i ragazzi della sicurezza (Manuel conosce un po' tutto il mondo notturno, dai buttafuori ai travestiti che battono al parco), e facciamo due tiri a biliardo (io sono davvero una merda a giocare, non so quanto si sia divertito con me - problema suo, IO mi sono divertito ... ).
La musica e' buona, le ragazze pure; beh, qua le ragazze sono un sogno ... occhi stupendi, labbra carnose, curve generose, si vestono in maniera provocante e pare siano abbastanza facili. Lui ci prova con qualcuna, cerca di tirarne su una anche per me - io non padroneggio abbastanza lo spagnolo per attaccare bottone, e anche in italiano non e' mai stata la mia specialita'.
Non e' una scopata, comunque, quello che cerco, o di cui ho bisogno - non l'ho mai cercata e non vedo perche' dovrei cominciare ora. Vabbe', siamo sinceri, quelle rare volte nella mia vita che mi e' capitata fra capo e collo non e' che mi sia tirato indietro, pero' ... insomma ci siamo capiti, poi dovreste conoscermi.

Cosi' tra una birra e l'altra, una siga e un commento sul culo di una mina (Manuel ha una perversione feticista per i culi), mi accosto alla barra del balcone del secondo piano del pub, a guardare un po' il movimento nella dance floor la' sotto, puntellata di tavolini e bicchieri vuoti. Il posto manda buena onda.

Giro la testa e mi accorgo che nella cabina del dee jay sta ballando la reincarnazione di Salome'.

Deve essere alta come me, capelli scuri, ondulati e ribelli; si muove come se tutte le sue giunture fossero raddoppiate, non ha spigoli vivi nel corpo, e lo padroneggia completamente - tutto, le mani, le spalle, i fianchi, le braccia, i capelli stessi, gli occhi, tutto di lei esprime energia.
A differenza delle squinzie che popolano il locale, indossa un vestitino intero che pare uscito da una striscia di Charlie Brown, zigo zaghi neri su un fondo marrone - niente di ricercato o provocante, e' casto, non ha scollature ne' davanti ne' dietro, e' lungo fino al ginocchio e senza spacchi; pare che un sarto glielo abbia cucito addosso perche' le calza come una seconda pelle, e quel sarto vorrei essere stato io.
La luce del monitor su cui gira il programma di mixaggio le illumina il viso, che non reca traccia di trucco.
Ha due grossi, semplici orecchini che le pendono dai lobi, e occhi vivi, grandi - ora chiusi in una smorfia di godimento musicale, ora aperti a riflettere i fotoni del tubo catodico, ora chiusi di nuovo.
E non e' una ragazza, e' una donna, con tutte le lettere maiuscole.

La guardo. La fisso. Incantato e famelico.
I suoi enormi occhi grigioverdi si spostano su di me, incontrano i miei, e li' si fermano.
Un sorriso, reciproco.
Continua cosi' per un po'. Lei balla e mi guarda, io martello ritmi sulla ringhiera e le sorrido. Alla fine mi decido a mimarle qualche gesto inconsulto, che nella mia testa significa "stai lavorando, non posso venire a molestarti", ma lei esce decisa dalla cabina, e io mi accosto.
Non usa nemmeno profumo.
Le spiego i gesti, lei mi dice che non sta lavorando, il dee jay e' un suo amico e sta passando li' la serata.
L'accento non e' il solito, di dove sei ? Sono brasiliana, mio padre e' chileno e mia madre spagnola, e lavoro nel campo della finanza. Io sono italiano, e in dieci secondi le riassumo il perche' sono qua, lottando contro il frastuono delle chitarre e i limiti di un idioma non mio.
La guardo negli occhi, e passa un secondo, due, troppi, va a finire che la perdo, quindi le dico la verita':
perdonami, sono un introverso del cazzo, non so piu' cosa dirti se non che mi fai ribollire il sangue nelle vene.
Davvero ? mi fa lei sorridendo e stringendomi il braccio. E mi lascia il numero di telefono.
Chiamami. Io torno dal dee jay, gli ho detto che passavo la serata con lui e mi sembra una cosa ... pero' chiamami, ok ?
Ci puoi contare querida, non serve ripeterlo ...

Si chiama Leyla.

1 commento:

Anonimo ha detto...

...e allora, caro il mio emi... EVVIVA LEYLA!!!!!
bacione
virgi