venerdì 26 ottobre 2007

Grigio consumo

Dicevo dei malati di acquisto, ma forse è meglio aprire una parentesi - i dissociati schizofrenici lasciamoli dove sono per ora.
Ecco, già di per sé il fatto di entrare in un negozio senza sapere cosa si vuole comprare (probabilmente perchè non non si ha alcun bisogno, reale, di nulla), e uscirne solo dopo aver comprato per forza qualcosa, senza essere stato forzato da nessuno, è inquietante: passare ore a girovagare per centri storici vetrinati o centri commerciali patinati perchè evidentemente non si ha nulla di meglio di fare è peggio, è mostruoso. Tagliarsi le unghie dei piedi è sicuramente meglio, compilare un cruciverba, imparare a fare la maglia o una torta; ma dato che non c'è limite al peggio, scopro che ci sono persone felici del fatto che il tal negozio questa settimana sia aperto di domenica - metti che arriva un maglioncino color salvia bruciata misto tundra muscosa, così lo prendo e poi ho la scusa per comprarmi un paio di scarpe col tacco a spirale perchè non ho niente che si intona al muschio - o che sono dispiaciute del fatto che il tal centro commerciale sia chiuso il giorno 25 dicembre. Ora, a me il periodo "natalizio" fa schifo, orrore e ribrezzo, la considero una fiera dell'ipocrisia, dei buoni sentimenti a buon mercato, del consumismo sfrenato, rappresentazione teatrale della spettacolare società in cui viviamo; però devo riconoscere che fa stare molti a casa dal lavoro per qualche giorno - e tu, non contento di aver passato ogni fottuto minuto libero dei venti giorni precedenti a compare regali inutili a persone che senti giusto in occasione delle feste comandate (questo mi manda davvero in bestia, vi comando di essere in festa, spendere, essere felici, addobbare un albero, spendere), vuoi ancora passare il giorno di ferie in un centro commerciale a scrofarti un sinto-hamburger ?!?

Ma ritornando al principio, il punto è che c'é un sacco di gente in giro che non ha veramente un cazzo da fare, o non sa cosa fare, o aspetta che qualcuno le dica cosa fare, ma il messaggio che arriva è "consuma". Poi parlando con un po' di mamme scopri che se hai un figlio all'asilo e uno alla materna, potrai vedere solo uno dei due alla festa di fine anno perchè viene svolta in contemporanea, e se compie gli anni puoi portare (forse) solo la torta del supermercato perchè i bambini hanno talmente tante allergie che prima di dare loro qualunque cosa bisogna essere certi di non ammazzarli. Tranne poi fare la festa di compleanno a casa propria, fare la torta da sé, e non ammazzare nessuno, come è sempre capitato nella storia dell'umanità - perchè se un bambino è allergico alle fragole, la mamma lo sa, lui pure, e viene fatto in modo di non fargliele mangiare. A parte il fatto che i bambini oggi abbiano mille allergie e intolleranze mai viste (tipo quella al sapone delle bolle di sapone !), nella ricerca dell'ottimizzazione delle risorse e delle strutture, ci siamo ridotti a portare i nostri figli in questi ambienti asettici, timorati delle polveri, per liberarci di loro in modo da andare a comprargli le scarpe di SpoiledBarba, a fargli apprendere costumi e nozioni determinate da altri senza chiederci se ci piaccono o no (tranne poi lamentarci della scuola, lamentarci degli insegnanti, lamentarci, lamentarci).

Ora, mio nipote a otto anni "impara" l'inglese colorando frutti su un quadernone, sotto i quali appare la didascalia in inglese; quindi adesso sa che la fragola è rossa, ma non sa come si dice in inglese; non sa leggere decentemente, e in ogni caso dopo 10 righe si annoia; non ha mai imparato una poesia di Rodari a memoria; sa invece lanciare il gioco di Batman sul computer.

Mi sono quindi venute in mente quelle scene "rurali" o "da terzo mondo", dove i figli vengono allevati in comune dalle mamme che non sono occupate realmente a fare altro, dove ai figli vengono trasmessi valori e tradizioni in modo diretto e variegato, dove i genitori imparano a fare i genitori anziché rilassarsi nel più semplice e noto ruolo di amici, dove al compleanno faccio la torta con la farina e le uova e se un bambino è ciliaco lo sanno tutti e a lui non viene data, e i suoi amichetti lo prenderanno in giro tantissimo fino a farlo piangere ma lui non andrà ad impiccarsi la sera con le bretelle di gi-joe; dove, insomma, la società è vissuta dal basso, come comunità, non come insieme di luoghi che forniscono servizi che non hai voglia di svolgere.

Forse è un problema delle città, forse in una comunità montana il mondo gira diversamente.
Forse bisognerebbe stracciare la carta di credito a un po' di gente e dare loro in cambio un bel flacone di sali ...

mercoledì 24 ottobre 2007

mala tempora currunt ?

Non sono, evidentemente, stato di parola. Anche se in realtà ho scritto una vera e propria valanga di frasi, però in codice ... avevo, ho, una voglia di codare mostruosa, e il progetto della board cui sto partecipando è _davvero_ figo.
Cmq ho tirato fuori dalla borsa il mio quaderno di viaggio, e sono pure ripassato di qua, quindi sono già DUE passi avanti. E' un po' triste pensare che sono costretto a pescare nel passato per avere qualcosa di sereno da raccontare - e anche interessante in fin dei conti; sebbene interessante sia un concetto molto (esclusivamente ?) soggettivo, quindi cio' che io reputo interessante scrivere potrebbe non esserlo per chi decide di leggere, e viceversa; e senza contare che, alla fine, non è nemmeno un periodo non-sereno. E' un periodo faticoso, emotivamente stressante, ma vivo: di azione, valutazione, dialogo; e confronto. Devi vederla così, altrimenti ti metti a pensare che forse cominci ad averne i coglioni un po' pieni, soprattutto delle parole, e di essere sempre in movimento. Vi dirò, da quando sono qua mi sono sentito spesso trascinato in ricerche altrui, io il mio l'ho trovato, adesso vorrei appoggiare un attimo il culo sulla profonda seduta del "mio" divano e respirare. Appena finisco la board.

Stiamo vedendo un sacco di folli in giro, di tanti generi: persone che devono andare a comprare, ogni giorno, almeno un accessorio di moda; altri che vivono convinti di essere un'altra persona, di solito l'antitesi di quello che sono - senza recitare, vivono proprio in quella realtà. Solitudine, incapacità di comunicare, insoddisfazione, incomprensione - di te, degli altri, dell'anno 2007 calendario gregoriano. Grigia Torino in piccola Italia.

Per fortuna ci sono gli amici - ma gli amici ti fanno sopportare il grigio, o il grigio ti porterà via gli amici, e dagli amici ? Il sistema capitalista comincia a mostrare le sue idiosincrasie ? Il web, linux e il social networking cambieranno il mondo? Diventeranno strumentalizzate bandiere di una rivoluzione post-socialista post-industriale, o apriranno la strada ad una cultura tecno-new-age ? Oppure fra dieci anni saremo tutti obesi e glabri come larve, e vivremo in vasche sferiche ripiene di liquido vischioso, ognuna al centro del cyberspazio globale ? Avrò mai delle sinto-branchie ?
Quando le avrò, se mentre scorrazzo nel blu mi mangia uno squalo poi la gente dirà "E' morto facendo quello che gli piaceva" oppure "E' morto felice", e come molti commenti di circostanza potrebbero rispondere a verità; anche se spero che prima inventino un unguento che sappia di qualcosa che gli squali non mangiano, tipo corallo di fuoco od oloturia.
L'oloturia sarebbe un dramma, perchè viene chiamata comunemente cetriolo, stronzo, o cazzo di mare - io come gusto preferirei il cetriolo, però lei, purtroppo, è insindacabilmente un cazzo...

lunedì 6 agosto 2007

Chiusa parentesi

Tonda, di sicuro. Perchè quando impari a sviluppare le espressioni vedi le parentesi quadre e quelle graffe e quando ci sono quelle graffe ti spaventi che dici "mamma mia che complicata che sarà questa !" e ti sembra che il mondo delle parentesi finisca lì. Poi un giorno impari il lisp e ti rassegni.

E così fra una parentesi e l'altra sono successe un sacco di cose e ci sono un sacco di arretrati e altre parentesi aperte all'orizzonte che non faranno che ampliare la spirale caotica al centro della quale mi trovo, ma come mi ha rivelato Leyla, solo chi ha il caos dentro di sè può vedere la stella ballerina (disse Nietzsche), quindi non ho più paura nemmeno del caos e delle spirali.
E meno male, perchè nel mondo del caos le parentesi non sono simmetriche, si aprono e si chiudono senza un motivo apparente e senza un ordine preciso, prima di quanto ti aspetti o decisamente dopo il tempo che sarebbe ragionevole e sopportabile.

E così succede che siamo arrivati e ripartiti, e nel mentre qualcuno ha deciso di non farsi più vedere, poi qualcun altro ha bussato alla porta, gli è stata aperta, ma ha deciso di fare dietro-front, e poi come naufraghi ci siamo trascinati via da un microcosmo dopo aver conosciuto un sacco di persone e fatto pochissime cose, e adesso siamo qui da qualche parte pronti per andare in un altro posto, mentre attorno e dentro nulla cambia e tutto evolve, la zuppa ribolle e si rimescola e genera bolle che a volte scoppiano e a volte diventano gusci di tartarughe acquatiche che nuotano e osservano e vagano alla ricerca di uno scoglio mangereccio e un'anfora da svuotare per deporci le uova.

Tante cose da dire, vere e inventate, verità romanzate, gioie e dolori, e personaggi, uno alla vota, punto per punto, virgola dopo periodo, sinonimo di contrario, torte in faccia e bombe alla mano, fuoco alle polveri brace non fa.

A presto ...

venerdì 2 marzo 2007

Somme

Difficile tirare le somme di questo viaggio, o forse no. Forse è semplicissimo.
Diciamo che in questo momento, guardandomi indietro, i sentimenti chiave che possono riassumere questo periodo sono tre: Leyla, vivere, e partire (la parte più intensa del viaggio).

Leyla chiaramente è il centro di tutto, è per incontrare lei che sono venuto qua; non diciamoci cazzate riguardo a lotte operaie e militanza politica. Ci siamo trovati, indiscutibilmente e inspiegabilmente, abbiamo il rapporto che abbiamo sempre cercato e lo abbiamo avuto dal primo istante: di cooperazione, comprensione, dialogo, festa, sesso, sincerità - tutto il gioco è a carte scoperte - assieme entrambi siamo migliori, condividiamo un sogno semplice e forte, e siamo abbastanza folli e romantici e brillanti per poterlo realizzare. E poi c'è molto altro, il modo che lei ha di vivere la coppia, la sua energia vitale, i suoi occhi quando mi guardano, e questa partenza.

Sì perchè, anche per me, il biglietto aereo Alitalia non significa ritorno: è una nuova, importante, fondamentale, densa partenza, alla volta di qualcosa di completamente nuovo, sebbene verrà vissuto (forse) su un palco già calcato, almeno da me. E per essere sinceri la parte del ritorno è quella che per certi versi meno mi aggrada, tant'è che a Torino ci fermiamo giusto il tempo di respirare. Il viaggio in sè è qualcosa di entusiasmante, ed è la peggior droga che esista, o la migliore fate voi, e del viaggio, la partenza è la parte più strana e intensa, vissuta a due velocità, prima c'è il marasma, fai il biglietto, la lista delle cose da portare, prepari lo zaino, saluti gli amici, e qualche giorno dopo, quando ne mancano due o tre all'imbarco, quando ormai hai sbrigato tutte le formalità, che guardi la borsa chiusa e pronta e ti chiedi cosa avrai dimenticato questa volta, e ti rendi conto veramente di quello che stai per fare, di quello che lasci, del fatto che in ogni caso quello che andrai a vivere ti cambierà per sempre, lascerai tracce in altri luoghi e loro le lasceranno dentro di te; e ti guardi indietro per vedere le tracce che hai lasciato in questo viaggio, anche se sei stato nello stesso posto per trent'anni. Viaggiare segna, cambia, apre, muta.
Ax mi ha insegnato una parola che ora è inglese ma prima era tedesca: wanderlust, la necessità di girovagare, che in inglese trova una sfumatura sessuale, il desiderio lussurioso di recorrer.

E' strano guardarsi indietro. Ho fatto un delirio per arrivare a questo ... mi sono dovuto spogliare di spesse catene da me stesso intrecciate, ho lasciato dietro di me macerie, cadaveri, cuori infranti, debiti, amici incazzati e rattristati, clienti in lacrime furiose, per venire qua a diecimila miglia di distanza sperando di lavorare con un gruppo di comunisti radicali. Poi non se n'è fatto nulla, un po' perchè mi è parso di capire che considerano la lotta molto personale, un po', credo, per la mia scarsa conoscenza delle espressioni di cortesia in castigliano - ma ormai è storia.
Poi incontro lei, e prima decidiamo di fermarci, poi di partire, e quindi si parte. Si ri-parte. Posso percepire la differente visione di tutto questo da parte degli osservatori esterni, miei e suoi, il relativismo empatico interpretazionale: parti con l'intenzione di restare via e te ne ritorni con qualcuno al tuo fianco - conosci un tano in un boliche e dopo due mesi te ne vai con lui dall'altra parte del mondo. E invece non è questo, non solo, è una minima parte della visione caleidoscopica della vita di due esserini che corrono sul grande, piccolo globo terracqueo.
Mi state seguendo ? perchè io no, mi sono perso, forse avevo un filo da seguire in mezzo alla matassa ma è difficile non divagare ...

Parlavo di Leyla, di partire, e di partire con Leyla. Siamo di nuovo in viaggio; lei si era fermata da qualche tempo, quasi esattamente quando io avevo inizato a viaggiare in senso lato; in senso fisico ormai è più di un anno che non mi fermo, mi sono sciroppato in sequenza Egitto, Costa Rica, Ustica, Argentina, Italia, dando una decisa dimensione spaziale ad un processo di spoliazione e ricostruzione, di ansante ricerca e di faticosa fuga, che mi ha portato finalmente ad incontrare il mio tesoro.
Viene da chiedersi, no ? se è il "destino" che dirige le nostre azioni, o se è la nostra volontà, conscia e subconscia, che scrive il nostro destino giorno dopo giorno nelle pagine vuote del libro in cui verrà raccolta la nostra storia personale ...

Ah ecco, con una piroetta degna di un saltimbanco dell'avanspettacolo in bianco e nero, mi posso riallacciare al terzo tassello: il vivere. Che strana che è a volte, la vita, nonché bellissima, è la cosa più bella che mi sia capitata da quando esisto: il saperlo, e quei giorni che ti svegli e c'è l'aria frizzante e senza nessun motivo tu vai sul balcone, guardi quello che hai davanti senza vederlo, e pensi "che figata !"
Bene, non so come esprimerlo, però, benché non abbia fatto granché in questi mesi, ho l'intensa sensazione di aver vissuto, non villeggiato. E' stato un periodo di intense relazioni sociali, nel mondo fisico e su Internet, ognuna diversa e preziosa, anche se spesso fugace - il tempo di qualche birra, di troppe birre, di una notte sulla spiaggia, una terrazza in mezzo alla giunga cittadina, un locutorio in un pueblo sperduto;
un periodo di dense letture e di lunghe scritture, più le altre delle une, a mano su un quaderno di carta riciclata, quasi sempre su un prato accompagnandomi da un pacchetto di Camel, e solo successivamente, e non sempre, su una tastiera;
un periodo di totale rifiuto dell'italiano e degli italiani (con l'eccezione di Manuel - che fine hai fatto, disgraziato ?), di immersione nel castigliano e di mimetizzazione nella vita locale;
un periodo per buona parte intensamente condiviso con Leyla, le birre compartite, le sigarette smezzate, le parole scambiate, i confronti, i conforti, gli scleri, le feste, i preparativi, le cene, i baci, le lacrime, le notti sulla terrazza a guardare la luna, i fiori, lo scambio di idiomi e tutto quello che potete e che non potete immaginare, quello che siamo e che facciamo assieme, lo straordinariamente semplice e lo straordinario semplicemente, e tutte le pagine che potrei scrivere a riguardo, e tutto quanto non riesco a tradurre in verbo;
un periodo in cui ho vissuto intensamente Buenos Aires, questa città immensa che ti accoglie a braccia aperte, che non mi ha mai fatto sentire straniero, che si considera europea ma per fortuna non lo è per niente. Guardandola così può sembrare, se togliessi la gente e il suo calore, vedendo solo i palazzi edificati da architetti francesi, ma poi ti accorgi delle piccole differenze: le biciclette con il porta-freezer dei gelatai che girano per i parchi, i marciapiedi troppo stretti ricoperti di troppe merde di cane, il modo ignobile che hanno tutti di guidare, i portieri delle case che si passano la notte in vetrina accasciati su una poltrona, gli ascensori con le doppie porte manuali a soffietto, le ferias de artesania y antiguedades, i parchi modello Sim City, il caldo umido, il vento fresco, le piogge stile tropicale, la birra Quilmes, i cartoneros che di notte eseguono la differenziazione dei rifiuti lasciati in strada per guadagnare qualche peso, le marce di protesta con i papelitos lanciati in aria, i bar aperti fino all'alba, i kioskos - tabaccai senza porte nè vetrine, i garage che quando si aprono suonano l'allerta, i tanti senzatetto che dormono negli androni e sulle panchine, le femmine bellissime carnose carnali e sensuali, lo stile della moda, il mondo omosessuale, i locutori, la carne barata e di qualità superiore, il cielo carico di energia, le gallerie d'arte, i cuidadores de perros, le milongas, i ballerini di tango - i gruppi funk - i mimi - gli illusionisti all'angolo della strada; una città da vivere sotto vari aspetti, da attraversare seguendo differenti cammini; una città calda in tutti i sensi, densa di sesso, che si accompagna giustamente (?) e da sempre con droga e rock'n'roll.

Chao Argentina, chao Capitàl, me voy lejos, pero esperame que quiero regresar ... me encantaste. Hasta pronto, lugar precioso donde una noche, entre una cerveza y una charla, encontré el amor de mi vida ...

mercoledì 21 febbraio 2007

Il giapponese

Che poi non è giapponese ma canadase, pero' i tratti sono quelli. Dorme ai miei antipodi rispetto al centro spaziale della camerata, io in alto in uno dei quattro angoli, lui in basso nell'angolo opposto sulla diagonale. Io sono arrivato e mi hanno assegnato quel letto e li' mi sono piazzato, lui c'era da prima e sono sicuro che ha scelto il suo interrogando qualche strumento divinatorio del Feng-Shui. Ha sempre in testa un fazzoletto colorato, non l'ho mai visto senza: pare che se lo tolga solo la notte, a luci già spente, e solo quando si è rintanato nel suo cubicolo che ha oscurato completamente con teli plastici e asciugamani; credo abbia sulla fronte una voglia di eucalipto che venne a sua madre durante la gestazione dopo aver guardato un documentario sui koala, che già da sola è disonorevole perchè ricorda la debolezza di un parente stretto in un momento della vita non sufficientemente difficile perchè essa risulti accettabile, e come se non bastasse ha la forma di un ideogramma che significa qualcosa di atroce, insopportabile, come "immeritevole" o "figlio di un calzolaio di bassa lega".
Quando va in bagno si chiude a chiave, si toglie il fazzoletto dalla testa, lo piega secondo l'arte dell'origami a forma di macaco del monte Fuji, si guarda la voglia e piange, a lungo, in silezio, impotente e cosciente della sua disgrazia - ma ancora incapace di accettarla.

Non parla con nessuno, il giapponese.
Quando è nell'ostello, sta leggendo o scrivendo, e sempre si accompagna con una radiolina antiquata di quelle con un altoparlante, la radio fm e il lettore di nastri magnetici, custodita gelosamente nel suo locker assieme a una porzione di tonno sushi in scatola sotto vuoto, una boccetta di olio di balena, una pastiglia al cianuro, due frammenti non combacianti di una katana e parti di osso mandibolare, gli ultimi due appartenuti ad un suo antenato prima samurai, poi ronin rinnegato.
Il fatto è che dalla radio, anche se mai la accendesse in presenza di qualcuno, non uscirebbe musica, almeno non quello che noi intendiamo per musica, perchè sarebbe in giapponese; come se non bastasse, una volta l'ho incrociato in giro per la città in un posto dove non c'era nulla da vedere, e Buenos Aires è immensa; e a Colonia me lo sono ritrovato nell'ostello, lui e il suo fazzoletto blu per capelli. E' chiaro che è una spia, un agente segreto, oppure uno yakuza.
Sotto la copertura di anonimo ed eccentrico turista del sol levante, si nasconde un freddo intermediario di un qualche potere occulto. Di giorno esce, si intrufola in una qualche visita guidata, in un gruppo di veri turisti veramente giapponesi, non gaijin come lui, e quando termina il giro culturale ha in tasca un nastro magnetico. Nel primo lato, solo gli viene detto dove andare a comprare il libro. Lui va in libreria, una delle tante della capitale, sempre diversa, chiede il libro, ed è - guarda il caso - rimasta esattamente una copia, l'ultima, l'unica, anche se il libro è sempre lo stesso: Pensieri di Confucio - in giapponese.

Ma se ance tu conoscessi il nipponico idioma e lo leggessi, ti accorgeresti che non sono le parole del savio chino quelle che vi sono impresse: sono sequenze di ideogrammi senza significato. Sì, perchè sul secondo lato del nastro ci sono le istruzioni per decifrare il doppio codice, sequenze di katakana, codice codificato secondo criteri antichi - naturalistici - giapponesi: procedi in successione secondo Fibonacci partendo dal quinto anello libero della spirale ideografica; l'aurea forma del nautilo si libra simmetricamente dal centro energetico; la posizione del loto evanescente sotto la luce della terza luna di marzo ti indicherà la strada.
Così ritorna, ascolta con le cuffie, come se altri potessero intendere - ma la prudenza non è mai troppa; legge, decifra, interpetra, appunta, e tutti vedono solo un muto giapponese che riflette sulle parole illuminate di un libricino pieno di draghi colorati, scimmie senzienti, monaci maiali e spiriti volpe. Compila diligente la sua risposta, si reca il luoghi anonimi per incontrare le sue controparti, schiaccia con disgusto una blatta che si è avvicinata troppo alle sue delicate scarpe Prada.

Ritorna all'ostello e si prepara un solitario riso con tofu, oppure uno spaghetto di soia con bocconcini di maiale. Osserva, e ascolta: perchè lo sa bene che la sua maschera non può reggere, è eccessivamente caricata, qualcuno prima o poi sospetterà di lui, perchè ... da quanti mesi sei qua, giapponese ? Perchè non parli con nessuno ? Perchè non affitti un appartamento ? Perchè non ci fai ascoltare la tua musica millenaria con la tua radiolina vetusta ? Che cosa leggi sempre così attentamente ? Cosa nascondi sotto il fazzoletto ? E' vero che ti masturbi annusando mutandine usate da collegiali nel tuo cubicolo oscuro ? Perchè non sei riuscito ad inventarti una storia plausibile, anziché lasciare il segreto della tua identità nelle sole e bucate mani dell'isolamento volontario ?
Ecco perchè l'ho incontrato in quei posti assurdi, mi sta pedinando, e chissà quante altre volte mi ha osservato di nascosto, forse anche adesso con un binocolo tenta di capire cosa scrivo analizzando le oscillazioni della mia penna a sfera - perchè lui sa che io sospetto, e che i miei sospetti sono fondati; e orami è vicino alla conclusione dell'affare, non può permettersi errori, né contrattempi, né intralci di alcun tipo.
Fra pochi giorni riempiranno un capodoglio di panette di coca e lo inveranno a Tokio, trainato da una improbabile baleniera boliviana, mentre i visceri dell'animale verranno fusi e modellati in forma di wurstel e lanciati sul mercato a 14 centavos di lek cadauno, sotto il nome di una compagnia fittizia che in una settimana, attraverso abili speculazioni finanziarie e il ribassamento globale del prezzo dell'insaccato aqueroso, dovrebbe portare la Kruppenfaust, azienda leader mondiale del settore, alla completa rovina.
Tutto questo perchè un cugino secondo del nonno dell'attuale titolare dell'impresa, emigrato in centro america verso la fine della seconda guerra, era solito rubare, ignaro lui, le galline al vedovo della signora delle pulizie di un fratello di sangue del terzo uomo, in ordine di importanza, della mafia peruviana - che non dimentica, e ora esige vendetta.

Il giapponese, da tutto questo, ricaverà sufficiente denaro per un intervento estetico al laser, atto a rimuovere l'infamante voglia dal suo grosso e lucente cranio, che in queste notti di luna orlata dalle nubi pulsa rovente come il cuore di uno gnu decollato da un machete nel corso di un rito propiziatorio nelle calde e sudate budella dell'africa nera ...

lunedì 19 febbraio 2007

Una semana a recorrer

La settimana scorsa me ne sono andato un po' in giro per il nord: volevo ammirare le cateratas de Iguazù prima di partire, e inoltre il mio visto si stava quasi acabando, asì que elegì un camino a traves de Uruguay para juntar l'utile al dilettevole. Così che niente, Leyla è rimasta a BsAs per seguire il corso di italiano (dio santo quanto è impestata la nostra lingua ...) e io mi sono imbarcato (due ore e mezza ci vogliono per attraversare il Rio Paranà) al porto con destino Colonia del Sacramento, il cui centro storico è patrimono dell'umanità, anche se non capisco per quale motivo reale: se quello è patrimonio dell'umanità, tutta Italia dovrebbe esserlo per quanto riguarda bellezza e significato storico; forse si ritiene che l'Italia sappia cosa deve preservare e che magari l'Uruguay ne abbia un'idea piu' vaga e quindi se ne incarica l'Unesco, non so. In ogni caso mi fermo un paio di giorni perche' il primo si mette a piovere malamente e rimango bloccato tutto il pomeriggio in un bar a parlare con due ragazze cilene e una israeliana, molto simpatiche tutte. Con l'israeliana, Inbal, discuto di Cabala (i numeri non esistono per gli ebrei, dicono come "alfa di marzo" al posto del "primo"), gioventù ebraica, ortodossia, ebrei nel mondo, razzismo, sudditanza italiana alla religione cattolica; mi svela che in Israele c'e' un gruppo di ... religiosi ... che seguendo i dettami di una frase della Torah, si occupano di sviluppare la presa bene, quindi vanno in giro su camion con sound sistem che diffondono musica yiddish e fanno ballare la gente per strada; e che esistono dei cristiani filo-ebraici che credono che effettivamente loro siano il popolo eletto e quindi li aiutano in non so che modo. Cose strane accadono nel mondo ...
Altri invece si dedicano allo studio della Torah e niente altro, e lo stato li sovvenziona e possono tenere tutti i figli che vogliono, e quelli che non passano tutto il giorno a studiare la Torah non sono molto molto felici di questo. E poi mi spiega che dopo i due anni, obbligatori per tutt*, di servizio militare, i ragazzi spesso vanno negli stati uniti dai loro amici statunitensi (che alla fine sono considerati pure da loro abbastanza stupidi) a lavorare per mettere via due lire, che poi vanno a spendere in giro per il mondo durante un viaggio che di solito dura cinque o sei mesi. Il militare dovrebbe farti crescere, ma sono convinto che valgono di piu' quei cinque mesi che due anni a tirare granate; e in ogni caso mi sembra un'usanza molto furba. La comunità ebraica in Argentina è molto vasta, le candele per haunukah si accendono nelle maggiori piazze di BsAs.

Da Colonia prendo un bus verso il nord, la città si chiama Salto - io volevo ripassare il confine piu' a sud per andare a Gualeguaychu a vedere il "carnevale piu' bello d'Argentina" ma la' il ponte sul rio uruguay era bloccato dalle proteste per delle cartiere che non ho ben capito in quale stato dovrebbero essere costruite con i soldi di chi per far lavorare quale popolo. Quindi niente, arrivo a Salto che e' notte, cerco un lugarcito per dormire e il mattino dopo altro bus verso Concordia, giusto dall'altra parte del fiume. Qua aspetto tutto il giorno il colectivo per Posadas, non so quanti km a nord, dove si trovano un po' di siti con rovine delle riduzioni gesuite del 1500, una delle tappe programmate della settimana. A Concordia non c'e' praticamente niente, mi mangio un filetto al pepe in centro città e poi mi dirigo al parco, dove incontro tanto verde, gente che si bagna nelle acque mezzo contaminate, le rovine di un castello mai usato in cui ha vissuto per qualche tempo Antoine de Saint-Exupery, indimenticato scrittore di uno dei libri piu' pallosi della storia, in cui un principe autistico distrugge l'economia di un pianeta piantando baobab al posto di grano, e durante un giro in aereo per innaffiare tali alberi di antiparassitario si schianta e muore con somma gioia del lettore.

A Posadas arrivo al mattino abbastanza presto, lascio la mia roba all'ostello ed esco a cercare un posto dove mangiare. Chiedo a un signore all'angolo della strada; una parola tira l'altra, fammi accendere per favore, aspetta che arriva mio figlio e chiediamo a lui, io sono discendente di italiani del Trentino, ma perchè non vieni a mangiare da noi, dai ... e via. Finisce che mangio da loro, i due fratelli mi scarrozzano poi di qua e di là, la sera a bere un paio di tragos lungo la costanera, e il giorno dopo alle rovine ... che amabili che sono ! conversazioni interessanti, compagni di viaggio per una frazione del viaggio. Visitiamo tre siti, di cui due conservano davvero poco, mentre il terzo, San Ignazio Minì, riesce a trasmetterti varie sensazioni, dato che il cortile centrale della missione è rimasto praticamente intatto: un'area di un paio di km quadrati con refettorio, biblioteca, chiesa chiaramente, abitazioni per gli indios e quant'altro, tutto costruito con massiccia pietra rosso cremisi e rubato alla giungla, che qua assume caratteristiche sub-tropicali: il panorama è totalmente distinto dal sud, dove impera l'arbusto, qua ricorda vagamente il CostaRica. In ogni caso l'aria all'interno delle rovine è in qualche modo pesante anche se il cielo sconfinato oggi splende di un bell'azzuro intenso: saranno i muri troppo spessi, il loro colore troppo scuro, le porte troppo basse; che flash, essere un indio cinquecento anni fa e imparare a coltivare la giungla ....

Nel tardo pomeriggio, altro autobus alla volta di Puerto Iguazù, altri nonsoquanti km a nord - Puerto Iguazù dista circa 1400 km da BsAs. Altro arrivo di notte, altra ricerca di lugarcito senza pretese: vinco aria condizionata, tv e bagno privato per una ventina di dollari, e vado a festeggiare con una hamburguesa casera. Il giorno dopo, di buon mattino, lascio l'albergo, deposito tutto alla stazione dei bus e prendo il locale per le cascate - alcuni mi hanno detto che il lato del brasile è quello migliore, altri che fa schifo, a me sembra che la vista sia migliore perchè è messo praticamente di fronte ai salti, mentre l'argentina ci è sopra, però pare molto piccolo. Il lato argentino conta un punto di osservazione sulla garganta del diablo, che praticamente è il salto più indietro rispetto alla corrente, in una gola relativamente stretta e con un salto decisamente alto - la quantità d'acqua e il rumore e il vapore che si solleva dal basso sono impressionanti.
Poi ci sono un paio di passerelle in metallo che si intrufolano nella giungla per vedere i vari salti "secondari"; c'e' anche una bella isola (San Martin) in mezzo al fiume che però oggi non è raggiungibile causa elevato livello delle acque.
Infine un sentiero vero e proprio di circa tre chilometri, in mezzo alla selva, ti porta ad una cascatella di scarso interesse paesaggistico, almeno confrontata con le altre, che però cade in una piscina naturale in cui si può fare il bagno ... vuoi perderla ? Chiaramente vado e nel cammino conosco Thomas, un naturalista gringo (come si definisce lui) che però adesso vive in australia. L'acqua della pozza è bella fresca, non come quelle che si incontrano in montagna da noi ma confronto ai trentacinque gradi dell'aria ... Tom mi offre da fumare (poteva mancare ?) e così passiamo un paio d'ore crogiolandoci al sole, rinfrescandoci in acqua, ciarlando. La pozza è piena di insetti, di ogni genere: farfalle di ogni tipo e dimensione, una si poggia sul fango, chiude le ali, e sparisce nell'incanto della mimesi; api, piccole, perfette, curiose, coi loro movimenti blandi; mosche di varia foggia e dimensione; vespe rosse lunghe due centimetri. Una lucertola pattuglia una roccia che è il suo terreno di caccia, qualunque cosa si posi, soprattutto farfalle e mosche, si meritano un tentativo di vorace approccio. La cosa incredibile è che, comunque, nessuno di questi insetti mi ha fatto niente: era impossibile scacciarli tutti, quindi dopo un po' mi sono arreso e, tranquillo, mi sono lasciato esplorare dagli originali padroni di quell'angolo di natura, e mi sono sentito così in pace, con l'acqua, l'aria, il muschio, le api, tutti questi bichos che mi camminavano addosso ... eravamo molto vicini, molto simili.
Alla fine con Tom ci inoltriamo un attimo nella giungla fuori dal sentiero, e ci imbattiamo in un'altra cascata alle spalle di quella ufficiale, molto suggestiva, soprattutto perchè priva di qualunque traccia di essere umano (a parte noi due). Qualche foto, poi rientriamo verso il sentiero che io ho il colectivo per BsAs di lì a un paio d'ore, e per dieci minuti mi sento come dentro Blair Witch Project: il sentiero è questo, no aspetta, di qua, no, ci sono già passato, eccolo, no è l'altro al contrario, proviamo di qua, no, doh ! Poi alla fine imbrocco quello giusto e inizio il viaggio di ritorno.

Sul bus dalle cascate alla città, un cartello della Cooperativa Operaia Texil mi ricorda perchè ero venuto, e che è ora di tirare le somme. Mancano due settimane alla partenza ...

Babel

Dunque, potrebbe essere che questo post contenga lo spoiler o parti di esso quindi siete avvertiti.
Allora, sono andato a vedere il film in oggetto - Alejandro Inarritu, quello di 21 grammi e amores perros; questo dovrebbe completare la trilogia (e speriamo perche' mi ha fatto due palle tante ...).
Per essere sincero, la pellicola mi ha colpito, e molto, perche' un'ora dopo dovevo ancora smaltire le sensazioni negative di cui mi aveva riempito.
Si', odio, disperazione, impotenza mi ha trasmesso, e io l'ho odiata con tutto me stesso.
Cercavo come un pazzo un qualche commento negativo per compartire l'odio verso il film, poi mi sono rotto i coglioni di cercare di interpretare odi senza sentimento di critici a pagamento.

Dovrebbe essere una storia sull'incomunicabilita', pero' a parte la figlia muta del cacciatore giapponese (che ha regalato a un marocchino un fucile che egli ha venduto a un pastore i cui figli per un gioco idiota, che sempre i ragazzini fanno quando hanno qualcosa di pericoloso in mano, sia un raudo, una fionda o una carabina da caccia, sparano alla moglie di Brad Pitt - e bisogna dire che, ironia della sorte, fra i due fino a quel momento non correva buon sangue), gli altri soffrono di problemi che poco hanno a che vedere con l'idioma; in generale essi provengono dal sistema, qui rappresentato dalle sue peggiori braccia: la politica e gli sbirri.

Gli sbirri sono tutti un po' razzisti, un bel po' violenti, mediamente felici di poter essere l'uno e l'altro e di poter esercitare biecamente e cinicamente un potere coercitivo e distruttivo contro dei poveri infelici colpiti dalla sfiga (e dalla loro stessa stupidita', diciamolo).
Gli americani credono che un singolo colpo di fucile sparato in mezzo al deserto, in Marocco per di piu', sia da attribuirsi ai terroristi e quindi fanno di tutto per impedire che la tipa sparata si salvi; gli sbirri marocchini torturano mezzo mondo per trovare il fucile, e quando lo trovano si mettono giustamente a sparare ai bambini; i ricchi americani nel bus si cagano sotto e non possono accendere l'aria condizionata stando fermi quindi giustamente abbandonano Branduardo e la moglie nel villaggio sperduto per non morire affogati nel loro stesso grasso sciolto dal caldo e nella loro stessa merda sciolta dal miedo; la padrona della balia messicana le dice di fottersi e di annullare il matrimonio di suo figlio perche' non puo' darle il giorno libero; gli sbirri di frontiera suppongono giustamente contrabbando di bambini statunitensi che ritornano negli stati uniti solo perche' sono sbirri, e di frontiera; e cosi' via. C'e' anche da dire che ogni attore con una pistola o un fucile in mano si tramuta in un odioso facocero aggressivo, sempre accompagnato dalle sue carenze di misura, cranica e penica. Come accade nella realta' ?

Un peso, ragazzi, un peso .... che a meta' ti viene da dire "vediamo la prossima sfiga immotivata quale sarà, o quale stronzata si inventa il prossimo imbecille ... anzi, fammi passare che mi sono lise le palle a forza di sfregarmele, scusa ... aaaaah, aria fresca !".
Aggiungiamo pure che dal punto di vista cinematografico non si vede proprio niente di nuovo: musica molto bella e in generale straziante, quattro storie che si intrecciano raccontate a spezzoni inframmezzati, e via. Uguale agli altri due. Un po' di fantasia chico ... tu e lo scrittore che ti fa le sceneggiature.

Non saprei, alla fine. Ha forse compiuto il suo dovere ? Spero che non abbia scatenato anche negli altri spettatori le reazioni che ha scatenato in me; forse puo' anche essere che io ne abbia abbastanza di vedere stronzi minidotati che infieriscono sui deboli, per di piu' senza motivo; stanco di vedere razzismo, menefreghismo, egoismo.

Non me lo rivedrei nemmeno scaricato.
Troppo kharma negativo, ritengo ce ne sia già a sufficienza nel mondo, perche' continuiamo a volerne avere e dare di piu' ?

Investite le due ore mezza in qualcosa di divertido, una partita al mercante in fiera o al gioco dei mimi, tutto innaffiato da un paio birre, questo vi consiglio.
Oppure comprate tante siringhe, e non dimenticate il limone.
Oppure invitate il vostro peggior nemico e quando siete abbastanza pieni, dategli senza pietà ...

martedì 30 gennaio 2007

Fashion

Può essere ?

Aaank Aaank Aaank Aaank ....
Clack !
Sveglia, in pista.
Prima in bagno per la pipì. Lavare la faccia e le orecchie, il bidet. Colazione leggera, la mamma me la fa trovare pronta, una tazza di latte macchiato con una nastrina calda. Adesso i vestiti, oggi cosa mi metto ? Quelle calzettine tutte colorate di Moschino con sotto le scarpette di vernice bianca, una gonnellina allegra, non questa ... eccola ! e poi la magliettina smanicata di CK. Via al trucco ! Pappappà, rossettino, il mascara e ... voilà ! Un colpo ai capelli ... in orario perfetto.
Andiamo al lavoro. Chissà quella stronza di Alessia che occhi quando quando vede il colore del mio rossetto ! Ho girato tutti i negozi del centro per trovare il colore che lei non riuscirà mai ad avere, morirà d'invidia. E le calzette, devo dire a Giluy dove le ho trovate che le vorrà di sicuro anche lei, tesoro !
Brummm la mia Smart ! Oggi non sono in tinta, solo il sabato quando la uso mi devo vestire di verde se no sai che figura ! Invece quando metto fuori la coscia con la calza spessa sopra il ginocchio, li vedi tutti quelli sguardi bavosi, eh, porci maledetti ? Sembro una diva della pubblicità ....
Eccomi arrivata. Ciao tesoro, smack smack, ciao ammoreeeeee, ciaaaaao cara (troia, stai morendo d'invidia eh ? guarda che faccia !), ciaaaaao (ma da chi ti fai vestire, il verduriere dell'angolo ?), mmmmmhhhhhh ciao fusto ;), ciao, ciao, ciao ....
Spogliatoio, tutina, oggi cosa devo fare ? Schiene delle tute, squadra Benetton.
Guardala la cocca del principale, lei sempre i lavori di prestigio deve fare, la selleria, io che sono, incapace ? Stronza, chissà che pompini gli tira quando va nel suo ufficio.
Hey, ma lo sai che Monica ieri ha beccato Fausto da solo in disco ? Da solo, quella cozza della sua tipa era a casa con le sue paranoie sul ... si chiaro, se l'è scopato nel cesso ma dice che non è tutta 'sta cosa, però ... beh sì se domani lo vedo in giro ci provo pure io, sai ...... ih ih ih ih ih !
E quella cretina di Sonia ? Fa sempre tutta la figa che sembra che ce l'ha solo lei e poi ieri il suo tipo comesichiama era dietro al Green Field con le mani nelle mutande di una ... che dal culo mi sembrava Jenny .... ha ha ha ha, siiiii dai buchi di cellulite ! E poi ... ma dai ! Ha ha ha ha ! Ma sul serio ? Ha ha ha che zoccola !
Vado a fare pipì.
Quanto manca alla pausa pranzo ? Ancora mezz'ora, vabbé, passa.
Dove andiamo oggi ? Al baruccio o dal palestrato ? Al baruccio ? Ah dai allora magari incrociamo il magazziniere figo della ditta qui a fianco, devo rifarmi il trucco prima di uscire.
Prendo la mia insalta con pollo mais olive e l'acqua frizzante. Eccolo che arriva ! Non voglio farmi vedere che lo guardo però, poi pensa che sono una troia ... chissà se mi nota, sono un pelo di fianco ... tiro un po' su la gonna, è meglio ... eccolo che sbircia ! Mmmmmmhhhhh ..... sigaretta.
Dentro, e ancora quattro ore. Oggi è il tredici, fra poco lo stipendio, ma qualche soldino è ancora da parte dal mese scorso, mi sa che quando esco vado a fare un po' di shopping che ho visto una canottiera carinissima sul catalogo, e poi mi serve un altro paio di scarpe da abbinare a quella gonna di tulle che sempre le stesse mica puoi, poi ti prendono ancora per pezzente.
Hai visto in tele la valletta di Gerry Scotti ? Dici che le tette sono vere ? Secondo te sì ? Ma le labbra no dai è impossibile. Io il naso me lo farei limare, ho questa gobbetta che ... Cazzo il capo che scende, il solito rompicoglioni. Sì ok, sì lavoriamo, sì stiamo attente, fottiti, torna su a fartelo succhiare dalla tua cocca .... ha ha ha ha ha ha !
Driiiiiiinnnnnn la sirena !
Spogliatoio, ciao tesoro bacetto a domani, bruuuummmm la Smart, centro commerciale, wooooosh le porte automatiche, vetrina, vetrina, figone, vetrina, musichetta – è il mio ? Ciao Barbi ! Ha ha ha ha ha, ma dai ! Siiii ! Noooooo .... Alle ? Dai a dopo ! Baci ! Al centro sono, sì, no, le scarpe e poi ... davvero ? Ha ha ha ! sì, ok, ti racconto poi sì .... un bacione smaccck ! Click ! Dov'ero ? Vetrina, uhmmmm, prova ! no ... prova questo ! proprio no ... vetrina, vetrina, prova, maledetta musichina ... Sì ciao mami, no sono al centro ... sì arrivo per cena ... un poco di pasta, poco condita .... si poi esco ... eh se lo vedo te lo prendo .... grigio va bene ... ciao mami a dopo smaccck ! Click ! Prova, uffanò, vetrina, prova .... mmmmmh, ok ! anche questo ! Stasera lo metto ... musichina ? Ciao tesoro, andiamo al Beach ? La benzina ce l'hai ? Ha ha ha ha ! Ok alle undici. Click.
Bruuuuuum .... ciao mami ! Guarda cosa ho preso ? Vero che è un amore ? Eh no non l'ho trovato, anzi c'era ma secondo me era mal rifinito .... E' già pronto ? Dai che poi con Francy e Lilly usciamo e devo prepararmi, ci vediamo alle undici ho solo due ore ! Eh mami, la doccia, la piega, il trucco, i vestiti li so ma magari mi viene voglia di altro, eh dai lo sai .... Smmmmmmmack bacetto alla mamma !
Bruuuuum, parcheggio ? giragiragira .... giragiragira ..... giragiragira .... eccolo ! Coda. Siga. Coda. Mani sul culo ? Ma sei te Lilly ? Guarda che stronzo! Coda. Siga. Uffa. Coda. Coda.
Deeeeeentrooooooooooooo !
coca e rhum, guarda in giro. mmmmh ... coca e rhum. sniff.
dance, dance, dance .... dance, dance, dance
checcazzo ti guardi ?
dance, dance, dance ... sniff, coca e rhum, dance, dance, dance ...
perchè non mi guardi ?
dance, dance, sniff .... dance, dance, sniff ....
(dance)
(sniff)
...
Bruuuuuuum.......
Zzzzzzzzzzzzzzzz...

lunedì 22 gennaio 2007

Fango

Non so domani dove andrò / Ma il futuro è già scritto
Non so domani che farò / Per adesso è conflitto

Allora, vediamo. Dov'é che ho sempre sbagliato nella costruzione della mia vita ? Perché qualcosa ho sbagliato di sicuro, altrimenti non sarei qua. Penso che sia la qualitá della sabbia, deve essere quella ... oppure gli agenti adesivi, chissá. E' che non ricordo con precisione se la prima volta ho usato i mattoni forati e c'erano troppi fori, e poi la seconda ho usato quelli pieni ma erano troppo pieni, e se la terza mi sono ricordato degli errori precedenti e ho preso precauzioni adeguate oppure mi sono affidato di nuovo ai mattoni forati ma usando una calce di qualitá inferiore.
Dovrei provare a costruire col fango, ma non saprei da dove iniziare ... come fai a costruire una casa di fango ? fai mattoncini di fango impastato con paglia ? oppure lo agglomeri dal basso con le mani, striscia dopo striscia, una affianco all'altra e una sull'altra ? non credo, la base ti viene larga chilometri. Mi sa che c'e' bisogno di un qualche telaio in legno e un filo a piombo, per lo meno. Forse si puó fare in una forma tutta una parete e poi tirarla su, con qualche fusto di bambú immerso per dare stabilitá e non farlo sbriciolare; in ogni caso la qualitá del fango é basilare, come la capacitá di maneggiarlo. Mi ricordo che da piccolo una volta stavo giocando in un fiume con degli amichetti e facevamo dighe di fango, e a un certo punto io mi sono tramutato in un precoce crociato di greenpeace dicendo che non dovevamo perché stavamo modificando un tracciato naturale, ed era una cosa cattiva da fare; avevo un timore reverenziale della potenza intriseca del fango.
Esercizio: scrivi fango e poi tutto ció che ti viene in mente ad esso correlato.
Fatica; sudore; veicolo a due ruote come moto da cross, moto da trial, bicicletta; sporcizia; marrone; schizzi; disordine, caos; ostacolo al movimento; case a basso costo; ovattamento; piccole dighe inamovibili costruite da manine impaurite; impronte; pozzanghere; pioggia.

Il giorno del colloquio mi sveglio presto, non sono molto sereno: sto andando a vendermi per lavorare in un ambito a me alieno. Appena apro gli occhi, comincia a piovere.
Voi ci credete nei segni ? io si, un sacco. Come quella volta che ero in giro di notte in bici a Torino e mi sono esplose nello stesso istante entrambe le camere d'aria. Non esistono le coincidenze.
E questa pioggia non mi sembra un buon segno. Carmen, la signora-mamma delle pulizie e della colazione nel mio attuale ostello, mi presta un ombrello e mi fa mille auguri. Io sono mezzo morto, ho dormito poco, ma non ricordo il perché; il posto é lontano, molti minuti di metropolitana e di bus, e dalla fermata al palazzo del Citybank il tragitto é costellato di pozzanghere e di fango, mi schizzo i miei bei pantaloni neri molto yuppi. Il colloquio alla fine va abbastanza bene, parlo con una ragazza che non ho capito che ruolo abbia, e poi con il jefe dell'area, uno yankee che mi sta subito sui coglioni per due motivi: il primo é che parla inglese, manco fosse a casa sua (cazzo, a questi anglofoni bisogna sempre andare incontro causa le loro ridotte capacitá mentali ? dura imparare un'altra lingua eh ? peró il resto del mondo ci riesce ...), e secondo che mi intervista per telefono col viva voce ... ma chi sei, il papa ? o forse sei talmente grasso che per alzare il tuo culo immondo dalla poltrona in pelle hai bisogno di un argano, e che solo azionarlo potrebbe causarti un infarto, il quinto della tua vita ?
In ogni caso finisco il colloquio e finisce la pioggia; se avevo qualche dubbio, questo secondo segnale lo ha messo in fuga.

Per fortuna altre aziende mi chiamano, e mentre aspetto la risposta del Citybank, vado a fare un colloquio in una bella aziendina costola della ubisoft, la gameloft, la quale si occupa di sviluppare giochi per cellulari; io sarei inserito nell'area marketing, retribuzione buona, un sacco di facilitazioni, assicurazione medica e quant'altro. Il colloquio va molto bene, mi daranno risposta in un paio di giorni ma sono sicuro che sará un sí.

Con Leyla andiamo a cercare un posto che le ha consigliato un amico dove suonano dal vivo, ma non lo troviamo. Indirizzo sbagliato o memoria annacquata, chissá. Io ho una ferita nella bocca che non mi permette quasi di parlare, non so come sia venuta fuori, e lei ha una specie di ascesso su una tonsilla, ci saremo scambiati qualche microschifo. Mi faccio servire un Anestetico Negroni on the rocks. La giornata é abbastanza storta, il Citybank mi ha risposto picche, perché cercavano un profilo differente (un qualche coder verticale di PL/SQL che avesse fatto solo quello da 5 anni a questa parte, credo), e dall'Italia i miei pagamenti in sospeso continuano a rimanere tali. Peró c'é altro che non quadra, non riesco a capire cosa. Ho bisogno di fumare, devo mettere a fuoco qualcosa che mi sfugge. Mi guardo le mani: ora c'é un anello in piú, e le tenaci cicatrici di medusa collezionate ad Ustica l'estate passata.
Leyla mi parla, mi chiede: Amore, cosa vuoi fare ? Cos'é che ti rende piú felice, lavorare qua o andare a fare il buco ? La macchina ti sta divorando ?
Amore, le rispondo, io voglio stare con te, qua o in capo al mondo. Peró se me lo chiedi, ti rispondo che preferisco andare ad Ustica a lavorare gratis che stare a Buenos Aires, Londra, Madrid o qualunque altro posto con un ottimo stipendio. La macchina ? sono fuori dalla macchina ancora, no ? come puó divorarmi ?
E perchè mi fai questa domanda ... avevamo deciso, no ? Ci sembrava un buon piano, perchè adesso te ne esci così con questa locura ... abbiamo bisogno di stabilità .... vero ? o no ?
Chiediamo, mi fa lei.
Va bene, dico io intontito, chiediamo. Io ho bisogno di fumare.
Va bene amore, vediamo di trovarla.

Peró sul momento non capisco la profonditá della sua domanda, quello che implica, né la rassegnazione stanca con cui le rispondo, né la superficia della mia analisi del tutto. Il fango si è tutto crepato e sta cadendo a pezzi, e i cani ci pisciano sopra e lui cola a rigagnoli, mettendo a nudo della paglia di pessima qualità.

Chiediamo, ci rispondono. Sì, c'é la possibilità ... di farci tutta la stagione a Ustica. A romperci il culo.
Ma ancora non ho messo a fuoco.
Li vedo i piccoli THC con in mano i due estremi delle sinapsi, con i loro occhietti furbi da volpe cinese. Chissà se questa sostanza è in grado di scatenare meccanismi inconsci di dipendenza così sottili ... non so, era un mese circa che non fumavo e da qualche giorno ne sentivo proprio il bisogno, o loro me lo facevano sentire ... sono io che so che mi serve perchè mi serve, o non mi servirebbe ma ormai sono additto ? il vortice a spirale, la libera associazione. Scrivere dell'evento, scrivere il proprio romanzo personale, creare e definire il personaggio, che sono io, io sono quello che scrivo, io faccio quello che mi piacerebbe far fare ad un personaggio, io sono il personaggio; una picchiata nella morbosità dello scrivere autoreferenziante, del leggere interiora di uccello, cyber-aruspici. Le similitudini fra la lingua spagnola e l'italiano del sud, l'uso del verbo tenere al posto di avere; il verbo stare al posto del verbo essere, con le stesse differenze che ci sono fra ser y estar; l'uso transitivo di verbi intransitivi (bajalo). E poi ci vedo, a partire uniti per questa locura, belli, felici, innamorati: vedo quanto mi ama, quanto vuole profondamente che io sia felice, e quanto la amo, quanto lo voglio io, quanto entratenida va ad essere la nostra vita insieme, e romantica - io ritorno dal fondo del mare e lei mi aspetta sul molo e io le sorrido e ci baciamo e la stringo forte, e magari piove ma è come se ci fosse il sole. E abbiamo trent'anni e io devo dire ai suoi che la rapisco e che ce ne andiamo lontano, a lavorare al nostro progetto di vita. Continuo a sognare, le mando messaggi appassionati e verso l'alba la vado a prendere al lavoro, a salvarla dalla barra del bar. La amo tantissimo, aveva ragione su tutto, andiamocene da qua che non è il nostro posto, non era un bel viaggio quello che avremmo iniziato, questo è migliore, poi andiamo in eurolandia, io non vedo il mare da tanto tempo, e ho il passaporto spagnolo, meno problemi, più soldi, più porte, più conoscenze, più .... sì amore, avevi ragione e me lo dicevi e io non lo capivo, e ti amo con locura e assieme facciamo scintille, e ho voglia di fare pazzie che non sono per niente pazze con te, e io con te, assieme, vedrai che faremo le cose per bene, già le facciamo, siamo un equipo formidable. Sì amore mio ...
Non stiamo nella pelle, ma oggi siamo stanchi, lei non ha dormito per niente, io quasi, svacchiamo al sole. Continuano ad arrivarmi chiamate per colloqui e io rispondo che un lavoro l'ho già trovato, grazie, che no, ho cambiato programmi. Che figo. Scusate, vi ho preso tutti per il culo, me ne vado da vincitore senza nemmeno estrarre la spada ... ci avevate creduto tutti, eh ? per un attimo pure io mi ero, quasi, convinto. Poi è passata.
Casa di nuovo libera ... porto una bottiglia di vino e una pila di dvd di musica, che Leyla quasi mi ammazza di botte, ma come, dopo un mese te ne esci con tutto 'sto ben di dio ? poi per mia fortuna la sessione punitiva di Tae-Bo è rimandata ... me mareaste amor, mira que hay ! vai, di Beasty Boys e Cipress Hill, NiN e Miles Davis, Fila Brazilia e Faith no more, Molotov e Depeche Mode ... si balla, si beve, si ride, si spilucca ... facciamo una gran bella festa e ci divertiamo come non mai.

Come non mai.

mercoledì 10 gennaio 2007

Anno nuovo, vita come ?

Leyla e suo padre mi aiutano, ancora, a rifinire il curriculum: lui e' un ingegnere chimico che di curriculum ne ha visti tanti, e mi da' ottimi consigli. Mi scattano anche una foto con vestiti del figlio, giacca e cravatta, perche' qua, mi spiegano, come appari sul CV e' molto importante - poi puoi andare a lavorare anche in canottiera, ma sulla carta devi dare quella impressione. Un altro giorno di lavoro tra computer, mate, cigarrillos y empanadas.
La notte di capodanno ceniamo coi suoi e lei e' felicissima di questa cosa, sta pian piano recuperando il rapporto con loro e sembra che io sia molto utile in questo processo: sono sempre risultato simpatico ai genitori degli altri.
I fuochi e i botti sono scarsi, c'e' stato decisamente piu' delirio per la notte di natale; io a una certa ora mi pongo di cattivo umore senza una ragione precisa, come quasi sempre mi capita in occasione delle feste comandate. Dopo un po' usciamo e ci incamminiamo verso il parco dove si trova il planetario, in cui ha luogo una festa all'aperto, gratuita, di musica elettronica. La citta' e' deserta, tutto chiuso e questo mi mette di umore ancora peggiore .. il che e' contraddittorio, non sopporto il dover festeggiare ad ogni costo la fine di un evento astrale che di solito non corrisponde alla fine di nulla di concreto - una stagione, un progetto, un modo di essere - e quando vedo che nessuno lo fa, non riesco comunque ad essere soddisfatto. Saro' strano, no ?
Per fortuna la combinazione di Leyla, del prato sotto i piedi, qualche dj con buon gusto, le lotte per accaparrarsi un Fernet Cola (le cui quotazioni crescono man mano che la notte si trasforma lentamente in giorno) e la buena onda che ci circonda, mi fanno ritornare il sorriso.
Quando il cielo comincia a tingersi di rosa e le stelle a sparire, alziamo i tacchi che non abbiamo e ci muoviamo sfatti verso casa (sono un sacco di quadre); la musica continua, il prato e' pieno di bottiglie vuote, bicchieri di plastica, gente che va e che viene, coppie che si baciano e devastati che dormono buttati per terra.
Facciamo su una borsa e andiamo alla vicina (e ridicola) stazione dei treni per dirigerci al Tigre, una sorta di paese sul delta del Rio Bravo. Una nota: qua i trasporti sono principalmente su gomma, la stazione dei bus conta qualcosa come cento banchine, i pullman hanno sedili mille volte piu' grandi e comodi di quelli degli aerei, reclinabili e con poggia-gambe; per contro i treni sono praticamente inesistenti causa privatizzazione primeva del sistema ferroviario: anche i bus sono privati, tanto quelli che corrono fino a Usuhaya quanto quelli che fanno servizio in citta', ma i costi di mantenimento di una rotaia sono altra cosa - ci avete giocato a Sid Meier's Railroads, no ? Fatto sta che la stazione "centrale" di BsAs ha circa cinque binari circa, e la "corsa" fino a Tigre vale tutto il suo prezzo: un peso scarso.

Tigre e' una cittadina / localita' turistica, con un casino' e un luna park, e conta un'infinita' di villette e una manciata di campeggi costruiti sulle isolette di terra che costellano il delta: una specie di Venezia sudamericana nella giungla.
Il Rio Bravo pare che sia il fuime piu' largo del mondo, e qua a BsAs quando lo guardi dalla Costanera non riesci a vedere l'altro lato, che sarebbe l'Uruguay, pero' non ho capito se tecnicamente e' fiume o mare a questa altezza. Quello che so e' che fa davvero schifo, un colore marrone fango intenso che fa passare pure ai topi la voglia di bagnarsi, pero' c'e' gente che ci pesca.
Nonostante cio', sul Tigre il caldo e' insopportabile, quindi mi immergo in queste acque "ricche di ferro" come recita la Lonely Planet, parole che mi ripeto come la litania contro la paura delle sorelle Bene-Gesserit. I bambini sguazzano felici, gioco un po' con loro e con le onde alzate dai traghetti; il resto e' relax, amore, birra, mate, amore e qualche spuntino. E amore.
Nella tarde del secondo giorno mi squilla il telefono: ci sei domani per un'intervista di lavoro ? Qua le chiamano cosi', interviste. Si', claro. Fammi appuntare ... non abbiamo nemmeno una penna, usiamo il mascara sull'ultima pagina del mio libro. Fine della pace: Leyla vuole che mi compri un paio di pantaloni, a me sale l'ansia: non faccio un colloquio da secoli (insomma, da qualche mese, ma sembra una vita fa), non ho i documenti, e poi sara' in "castigliano" (ridi Ax, ridi ...). Dale, vamos.
Pero' ci voglio ritornare qua, farmi un giro in kayak e sacar mas fotos, tutte queste isolette con i pontili, e carcasse arrugginite di navi lasciate a marcire sulle rive fangose ricoperte dalla selva. Ciao Tigre, a presto.

Scopro di portare la 44 ora, i miei pantaloni attuali recitano un tondo 50 appartenente ad un altro tempo, e in effetti mi vanno un pelo larghi. Mi faccio un orlo artigianale e vado alla ventura.
A rilasciare i pass nel palazzo dove a breve mi ricevera' Fabiana c'e' una signora che discende da siciliani, le parlo di Ustica e mi mette di buon umore (lei, Ustica, non so). Il colloquio va alla grande, nel senso che si erano gia' spettinati vedendo il CV, quindi con Fabiana parlo piu' che altro del perche' sono qui, di cosa vedere in Argentina, della situazione economica, etc. Una charla insomma. Le risulto simpatico, chiama il responsabile tecnico, decidiamo di andare a prendere un posto di coder PL/SQL anziche' VB/MSSQL, mi prendo un paio di giorni per rinferscarmi le idee. Fabiana mi dice che per i documenti si occupano loro di farmi da tramite. Vedremo.
Fra due giorni ho il colloquio col tipo del Citybank, la banca in cui dovrei finire per lavorare. Si parla di un anno, direi che ci sta. Non di piu', e di meno e' impensabile.

Sto tornando sui miei passi ?
Sto imboccando una strada opposta a quella per cui sono venuto ?
Sto cedendo alle lusighe personali e del denaro ?
Sto cercando di essere piu' realista, metabolizzando il fatto che per ottenere cio' che voglio e vivere con la donna che voglio e costruire con lei cio' che vogliamo non posso girovagare da un'estate all'altra come uno zingaro del sole ?
Forse la risposta a tutte queste domande e' si'. Soprattutto all'ultima, rimarca la differenza fra vedere una spiaggia assolta e dire "vorrei essere li'" dal crederci sul serio.
C'e' anche da dire che sono curioso di vedere come puo' essere un ambiente di lavoro qua, che il luogo mi piace, che mi gusta l'idea di praticare con serenita' lo spagnolo in vista di un ritorno alla frenetica Europa con probabile destinazione Spagna.
E poi c'e' gente che deve passare di qua e sarei felice di ospitarli, a casa mia.

Quello di cui sono certo, e' che l'anno e' cominciato de puta madre.
Ojala' que coincida con qualcosa, una volta tanto.

martedì 9 gennaio 2007

Ricordi

Where i lay my head is home.

Una cosa che mi e' sempre dispiaciuta, di cui sono consapevole da tempo, e' la perdita dei ricordi. Non so perche' mi capita, voglio dire, mi sono ritrovato a parlare con persone con le quali ho condiviso - a detta loro - certi momenti, di cui nella mia mente non esiste piu' traccia.
Sara' perche' mi concentro sempre, parecchio, sul presente, e viaggio spessissimo con la mente nel futuro ? Viaggio e riviaggio piu' volte nello stesso luogo potenziale, rifinendo il sogno finche' non ne sono appagato, per poi inventarne un'altro - da sempre. Mi guardo poco indietro - da sempre.
Il tema si intreccia con lo scrivere un diario, che forse non rileggero' mai, e con la replica giornaliera delle nostre attivita' che ci fa perdere di vista il complesso del viaggio e gli attimi rilevanti, o intensi, o belli e semplici, perche' quelli traumatici nunca se olvìdan.
Gas mi ha parlato di una tecnica meditativa che permette di ricordare tutta la tua vita partendo dalla nascita, regredendo giorno per giorno, uno piu' indietro ogni tramonto. In effetti, fermandosi a ricordare, a scrivere, concentrandosi un secondo, tornano alla mente sempre piu' istantanee della mia vita, i tempi degli scout, i tempi della banda, il lungo tempo dei libri, i volti dei compagni di strada, gli amici persi e ritrovati, in questa nostalgica postura di fine anno, un po' da vecchietto che seduto in un parco racconta ai piccioni il suo passato. A lui, forse, solo quello rimane; a me tutt'altro, pero' ormai sono piu' di trent'anni che vado per la vita a fare minchiate (e combinare qualcosa di buono, a volte), non vorrei perdermi per strada - nel senso che a volte, come ora, sento il bisogno di rovistare nei cassetti della memoria e togliere un po' di polvere qua e la' - ridare luce ai cocci di vetro colorato - mettere qualche pezzo del puzzle al suo posto - ricompormi. Soprattutto ora, mi fa sentire molto ... a casa.
Ovunque essa sia.
Sono io, credo.

E quindi ?
Di quando ero piccolo piccolo, prima delle elementari, ricordo decisamente poco: il tavolo bianco, estendibile, stile anni sessanta (un po' Arancia Meccanica) della cucina, un Maggiolino blu col cofano che si apriva e dentro era di plastica marrone, anzi beige; la mia bicicletta rossa con le gomme bianche, di quelle con la cerniera a meta' della canna per poterla piegare in due e trasportare - un giorno ero preso bene a fare curve veloci e rasoterra tipo motociclista, e ho passato il pomeriggio ad hinchar las pelotas a Maria Grazia, urlandole dal cortile a quanti cm era passato il manubrio da terra, mentre lei si baccagliava non so chi appoggiata al balcone; i ghiaccioli con i bastoncini di plastica che potevi unire per fare costruzioni, e gli altri di legno che invece dovevi usare le mollette per stendere (facevo aeroplani, sempre); il giardino del vicino senza volto che se ci finiva il pallone ti tornava indietro squarciato; e soprattutto, il giorno che mio fratello mi costruì un sommergibile con tre scatole di cartone, un cutter, un pennarello e qualche piedino per appoggiare i ripiani dei mobili, che fungevano da manopole e indicatori. Avevo anche una di quelle macchine a pedali, ma il ricordo e' vecchio nel senso che ormai ero troppo grande e non ci entravo piu'.
Poi crescendo, del primo giorno di scuola ricordo i nomi scritti su cartoncini (arancioni ?) appoggiati ai banchi, e i bambini che non sapevano ancora leggere in lacrime; nonche' il mio orribile giubbotto marrone imbottito, che lo strappavo sempre sedendomi al bordo dell'aiuola delimitata da archi di metallo, e mia madre a metterci toppe di orsetti o che altro - dio che schifo quel giubbotto.
D'estate spesso passavo qualche settimana in case di montagna di amici con famiglie piu' fortunate della mia (almeno per il fatto di possedere una casa in montagna). In bici a Chiomonte con Davide, quella volta che volavo in BmX sul prato e mi sono trovato a terra col naso aperto causa fil di ferro tirato a un metro dal suolo, e mi hanno dato quattro punti da sveglio; e l'altra che mi sono gettato in picchiata dalla discesa che porta al sottopasso della ferrovia, troppo veloce, allora prendo la salita di fronte, di nuovo giu', e mi stampo lo stesso contro la parete del tunnel; la madre di quell'altro bambino che gli aveva fatto misurare le ossa e che secondo il frenologo sarebbe diventato altissimo fortissimo e intelligentissimo, e io pensavo che la madre era davvero una rincoglionita.
Poi piu' avanti a Salice con Fabio, a giocare ai picchiaduro nei bar; lanciare lumache con la fionda dopo la pioggia contro i muri bianchi per vedere la strisicata piu' lunga; infilarsi nel capanno a rovistare, uscendo con colpi per fucile a pallini che conservo ancora da qualche parte; scappare dal mezzano infuriato che deve essere ancora bloccato nella sua rete di cinzione; intrufolarsi nella casa in costruzione per giocare un pomeriggio intero a pelota contro il muro del sotterraneo, con un guanto da bici a testa e una palla da tennis.
La prima canna della mia vita, con Cili, Montrone e forse Palumbo, prima di entrare a scuola - fatale, mi ricordo solo delirio, terrore, inconsapevolezza completa. E quel giorno che abbiamo passato l'ora di inglese a indossare le maglie della squadra di calcetto, scambiandocele ogni volta che la prof si girava alla lavagna.
Le risate incontrollabili, alle medie, quando arrivammo alla .. quarta ? declinazione, in latino, quella di rubus - ruber. Non mi sembra di aver finito il corso.
I Silver Surf ! Il primo concerto a Ghigo di Prali, birreria Nido dell'Orso, il padrone commise l'errore di pagarci con cibo (poco) e alcool (troppo) ... mi porto dietro una bruciatura di sigaretta auto-inflitta, una notte passata in casa di non so chi perche' eravamo troppo sbronzi e ritornare a casa non se ne parlava, a giocare a Trivial e flitrare con ... Francesca ? che anni dopo l'ho incrociata alla fiera del libro. L'altro concerto al mare, ancora piu' ubriachi, mi sono vomitato sui pantaloni in riva ala mare che si muoveva piu' del consueto, sotto un cielo stellato di uno strano colore violaceo, Franco che mi ringhia "non ci provare !" quando cerco un posticino in tenda e mi costringe a dormire per terra, troppo vicino all'odore delle scarpe del Gira. Anni decisamente alcoolici furno, quelli. Eseplare la volta che saccheggiammo il magazzino sotto l'officina, ormai vuota, dei miei, dove provavamo: in pieno delirio da vodka ai frutti di bosco, Emi comincia a buttare morbidoni e bottiglie nel cortile del vicino ... e dal giorno seguente, sala prove.
A una festa al Green Beach, puo' essere per la laurea di Angelo, una ragazza verso fine serata mi si avvicina e mi fa "ehi, ma ci siamo gia' visti da qualche parte ?" e io "NO !", con sottotilotao in fronte "che cazzo vuoi, da me, qua, a quest'ora ?". Il dialogo e' chiaramente terminato all'istante. Ho realizzato mesi dopo che probabilmente voleva baccagliarmi.
Angelo ... le vacanze in Spagna con lui e Giuliano: un mazzo di carte in cima a una bottiglia, si soffia contro e chi fa cadere l'ultima beve; Giuliano che raccoglie il suo sbocco con una ciabatta e lo sistema ordinato a lato di due gradini di terra; le inglesi sempre ubriache che una mattina le aiutiamo a muovere la roulotte e partire; la ragazza che nel disco pub mi chiede da accendere e poi mi ingloba mano e fuoco in mezzo alle tette; Italia-qualcosa a calcetto (abbiamo vinto ?); la prima notte a dormire in spiaggia e il bagno all'alba con gli olandesi; un interminabile scambio a racchettoni con un rosso di Milano, evoluzioni e numeri da circo, tanto che si era formato pure un pubblico; la notte in stazione prima di tornare, con il ricchione che in cambio dei nostri culi ci avrebbe portato fino al confine, e due pacchi di Lucky Strike lentamente ridotti in cenere per asfaltare l'attesa.
La mattina che ho pianto quando ho reincontrato Rick.
I bagni nella corrente del Ticino.
La prima discesa dell'Ardeche, tanti anni fa.
E ..... chissa' quanto e' andato perduto. Come lacrime nella pioggia, direbbe Ridley Scott.