domenica 10 dicembre 2006

Luisina, finalmente

Mi stavo veramente deprimendo, quindi ho deciso di cambiare aria.
Pianifico (ahem, per modo di dire) un veloce giro della Peninsula Valdéz: a Puerto Piramides mi attende il fratello della moglie di un amico di Cactus, con il quale ebbi un fugace incontro nella serra, parlando di subacquea e giri del mondo. Parto il sabato verso sera e conto di ritornare qua il venerdì successivo (sarà poi il sabato, invece).

Venerdì è il mio compleanno, e, incredibile ma vero, Luisina mi chiama:
- sono a casa, passa quando vuoi che parliamo un po'
- dove abiti ? mi dai l'indirizzo corretto ?
- guemes xxxx
- ma porcaputt, è NELLA STESSA QUADRA DELL'OSTELLO !!!
- jajajaja, la suerte ...
- si ma stiamo nella stessa quadra e mi hai fatto aspettare tre settimane per fare due ciance ?
(ok, l'ultima frase non gliel'ho detta ma immaginate cosa mi passava per la testa)

bene, mi faccio una doccia, esco dal portone, attraverso la strada e le citofono. In casa ci sono lei, la sorella e la madre: mi accolgono in maniera deliziosa, mi "obbligano" a cenare con loro, mi fanno gli auguri (ci scappa pure una fetta di torta), e Luisina mi tiene a parlare fino alle tre e mezza di notte, dalle sei circa che mi sono presentato. Faccio un po' fatica a seguirla alcune volte, i portegni parlano molto rapido e usano parole dello slang il cui color m'e' duro (che, re*, voludo, etc.). Mi racconta delle fabbriche, della disorganizzazione che ivi impera, dovuta al fatto che le "teste pensanti" non hanno partecipato alla presa, andando in cerca di altri lavori forti dei loro titoli, cosicchè ora, in un posto tipo il Bauen (un hotel occupato in pieno centro della capitale), tutti i ruoli sono ricoperti dalle persone che prima facevano le pulizie ... manca una visione "imprenditoriale" del lavoro, vivono giorno per giorno senza chiedersi come migliorare l'attività, come soddisfare il cliente, come comunicare con esso e ad esso quello che accade dentro l'hotel, che comunque è una realtà particolare perchè fornisce servizi e non produce beni (come la Zanon o la Bruckman). Inoltre c'e' del segregazionismo da parte dei lavoratori verso chi si propone di aiutarli (come AnRed, l'agenzia di notizie per cui lavora Luisina, nonchè vari universitari che vengono gratuitamente mandati presso di loro a fare stage di vario tipo), perchè, appunto, "non sono del Bauen", e quindi .... mah ? non possono capire ? non sono dalla nostra parte ? Idiosincrasie di un popolo caliente.
La Zanon invece, mi dice, devi conoscerla, ci lavora il fratello di mia sorella, quella è un esempio di organizzazione, di carità, di lavoro, di lotta ....
Organizziamo un incontro con un mio amico (che non ricordo dove lavora o cosa fa esattamente), lo chiamiamo Manteca (burro .... jajajajaja). Perfetto. Dovrei vederlo nei primi giorni della prossima settimana.
Mi racconta delle Madri, della loro leader (Uba nonricordol'apellido), carismatica fin troppo, che recentemente ha tenuto una posizione ambigua riguardo alla sparizione di Jorge Julio Lopez, senza classificarlo come un (evidente) atto intimidatorio del potere costituito nei confronti del popolo e dei testimoni rimasti dei tempi della guerra sucia ... ora l'università delle madri, che prima era completamente popolare, gestita dal popolo per il popolo, rilascia titoli riconosciuti dallo stato, che l'ha unta tambien con un montòn de plata. Mi ricordo il discorso che ascoltai il mio primo giorno a Buenos Aires in piazza di maggio, tenuto proprio da Uba, nel quale appunto ella disse di non poter essere assolutamente dalla parte di un governo che vuole l'impunità per i mandanti e gli esecutori delle torture e delle uccisioni di quegli anni; un discorso che alla luce di queste nuove rivelazioni assume un sapore diverso, quasi un classico proclama di dissociazione e negazione a cui siamo tanto abiutati dalle nostre (da tutte le) cronache politiche.
E poi andiamo avanti. Mi racconta un po' di lei, io le racconto un po' di me, compartiamo il suo pacchetto di Lucky Strike e una bottiglia di qualchecola. Sono sicuro che se non mi fossi alzato mi avrebbe tenuto a parlare fino all'alba, ma le regole della decenza mi hanno convinto a levare le tende quando la frequenza degli sbadigli, suoi e miei, ha iniziato ad intensificarsi. Le traduco "levare le tende" con "sacar las carpas", lei ride, non è proprio un'espressione che si usa, però suona bene.
Asì, saco mis carpas.
Ci lasciamo con il singolo bacio sulla guancia che qua ti danno le ragazze quando salutano (lo trovo molto bello, meno formale del nostro doppio bacetto, mi riporterò indietro quest'abitudine) e un abbraccio caloroso.

Posso partire rincuorato e felice alla volta della penisola, patrimonio naturalistico dell'umanità, casa della balena franca e altri bichi pelosi.

E' stato un compleanno bellissimo.

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