martedì 30 gennaio 2007

Fashion

Può essere ?

Aaank Aaank Aaank Aaank ....
Clack !
Sveglia, in pista.
Prima in bagno per la pipì. Lavare la faccia e le orecchie, il bidet. Colazione leggera, la mamma me la fa trovare pronta, una tazza di latte macchiato con una nastrina calda. Adesso i vestiti, oggi cosa mi metto ? Quelle calzettine tutte colorate di Moschino con sotto le scarpette di vernice bianca, una gonnellina allegra, non questa ... eccola ! e poi la magliettina smanicata di CK. Via al trucco ! Pappappà, rossettino, il mascara e ... voilà ! Un colpo ai capelli ... in orario perfetto.
Andiamo al lavoro. Chissà quella stronza di Alessia che occhi quando quando vede il colore del mio rossetto ! Ho girato tutti i negozi del centro per trovare il colore che lei non riuscirà mai ad avere, morirà d'invidia. E le calzette, devo dire a Giluy dove le ho trovate che le vorrà di sicuro anche lei, tesoro !
Brummm la mia Smart ! Oggi non sono in tinta, solo il sabato quando la uso mi devo vestire di verde se no sai che figura ! Invece quando metto fuori la coscia con la calza spessa sopra il ginocchio, li vedi tutti quelli sguardi bavosi, eh, porci maledetti ? Sembro una diva della pubblicità ....
Eccomi arrivata. Ciao tesoro, smack smack, ciao ammoreeeeee, ciaaaaao cara (troia, stai morendo d'invidia eh ? guarda che faccia !), ciaaaaao (ma da chi ti fai vestire, il verduriere dell'angolo ?), mmmmmhhhhhh ciao fusto ;), ciao, ciao, ciao ....
Spogliatoio, tutina, oggi cosa devo fare ? Schiene delle tute, squadra Benetton.
Guardala la cocca del principale, lei sempre i lavori di prestigio deve fare, la selleria, io che sono, incapace ? Stronza, chissà che pompini gli tira quando va nel suo ufficio.
Hey, ma lo sai che Monica ieri ha beccato Fausto da solo in disco ? Da solo, quella cozza della sua tipa era a casa con le sue paranoie sul ... si chiaro, se l'è scopato nel cesso ma dice che non è tutta 'sta cosa, però ... beh sì se domani lo vedo in giro ci provo pure io, sai ...... ih ih ih ih ih !
E quella cretina di Sonia ? Fa sempre tutta la figa che sembra che ce l'ha solo lei e poi ieri il suo tipo comesichiama era dietro al Green Field con le mani nelle mutande di una ... che dal culo mi sembrava Jenny .... ha ha ha ha, siiiii dai buchi di cellulite ! E poi ... ma dai ! Ha ha ha ha ! Ma sul serio ? Ha ha ha che zoccola !
Vado a fare pipì.
Quanto manca alla pausa pranzo ? Ancora mezz'ora, vabbé, passa.
Dove andiamo oggi ? Al baruccio o dal palestrato ? Al baruccio ? Ah dai allora magari incrociamo il magazziniere figo della ditta qui a fianco, devo rifarmi il trucco prima di uscire.
Prendo la mia insalta con pollo mais olive e l'acqua frizzante. Eccolo che arriva ! Non voglio farmi vedere che lo guardo però, poi pensa che sono una troia ... chissà se mi nota, sono un pelo di fianco ... tiro un po' su la gonna, è meglio ... eccolo che sbircia ! Mmmmmmhhhhh ..... sigaretta.
Dentro, e ancora quattro ore. Oggi è il tredici, fra poco lo stipendio, ma qualche soldino è ancora da parte dal mese scorso, mi sa che quando esco vado a fare un po' di shopping che ho visto una canottiera carinissima sul catalogo, e poi mi serve un altro paio di scarpe da abbinare a quella gonna di tulle che sempre le stesse mica puoi, poi ti prendono ancora per pezzente.
Hai visto in tele la valletta di Gerry Scotti ? Dici che le tette sono vere ? Secondo te sì ? Ma le labbra no dai è impossibile. Io il naso me lo farei limare, ho questa gobbetta che ... Cazzo il capo che scende, il solito rompicoglioni. Sì ok, sì lavoriamo, sì stiamo attente, fottiti, torna su a fartelo succhiare dalla tua cocca .... ha ha ha ha ha ha !
Driiiiiiinnnnnn la sirena !
Spogliatoio, ciao tesoro bacetto a domani, bruuuummmm la Smart, centro commerciale, wooooosh le porte automatiche, vetrina, vetrina, figone, vetrina, musichetta – è il mio ? Ciao Barbi ! Ha ha ha ha ha, ma dai ! Siiii ! Noooooo .... Alle ? Dai a dopo ! Baci ! Al centro sono, sì, no, le scarpe e poi ... davvero ? Ha ha ha ! sì, ok, ti racconto poi sì .... un bacione smaccck ! Click ! Dov'ero ? Vetrina, uhmmmm, prova ! no ... prova questo ! proprio no ... vetrina, vetrina, prova, maledetta musichina ... Sì ciao mami, no sono al centro ... sì arrivo per cena ... un poco di pasta, poco condita .... si poi esco ... eh se lo vedo te lo prendo .... grigio va bene ... ciao mami a dopo smaccck ! Click ! Prova, uffanò, vetrina, prova .... mmmmmh, ok ! anche questo ! Stasera lo metto ... musichina ? Ciao tesoro, andiamo al Beach ? La benzina ce l'hai ? Ha ha ha ha ! Ok alle undici. Click.
Bruuuuuum .... ciao mami ! Guarda cosa ho preso ? Vero che è un amore ? Eh no non l'ho trovato, anzi c'era ma secondo me era mal rifinito .... E' già pronto ? Dai che poi con Francy e Lilly usciamo e devo prepararmi, ci vediamo alle undici ho solo due ore ! Eh mami, la doccia, la piega, il trucco, i vestiti li so ma magari mi viene voglia di altro, eh dai lo sai .... Smmmmmmmack bacetto alla mamma !
Bruuuuum, parcheggio ? giragiragira .... giragiragira ..... giragiragira .... eccolo ! Coda. Siga. Coda. Mani sul culo ? Ma sei te Lilly ? Guarda che stronzo! Coda. Siga. Uffa. Coda. Coda.
Deeeeeentrooooooooooooo !
coca e rhum, guarda in giro. mmmmh ... coca e rhum. sniff.
dance, dance, dance .... dance, dance, dance
checcazzo ti guardi ?
dance, dance, dance ... sniff, coca e rhum, dance, dance, dance ...
perchè non mi guardi ?
dance, dance, sniff .... dance, dance, sniff ....
(dance)
(sniff)
...
Bruuuuuuum.......
Zzzzzzzzzzzzzzzz...

lunedì 22 gennaio 2007

Fango

Non so domani dove andrò / Ma il futuro è già scritto
Non so domani che farò / Per adesso è conflitto

Allora, vediamo. Dov'é che ho sempre sbagliato nella costruzione della mia vita ? Perché qualcosa ho sbagliato di sicuro, altrimenti non sarei qua. Penso che sia la qualitá della sabbia, deve essere quella ... oppure gli agenti adesivi, chissá. E' che non ricordo con precisione se la prima volta ho usato i mattoni forati e c'erano troppi fori, e poi la seconda ho usato quelli pieni ma erano troppo pieni, e se la terza mi sono ricordato degli errori precedenti e ho preso precauzioni adeguate oppure mi sono affidato di nuovo ai mattoni forati ma usando una calce di qualitá inferiore.
Dovrei provare a costruire col fango, ma non saprei da dove iniziare ... come fai a costruire una casa di fango ? fai mattoncini di fango impastato con paglia ? oppure lo agglomeri dal basso con le mani, striscia dopo striscia, una affianco all'altra e una sull'altra ? non credo, la base ti viene larga chilometri. Mi sa che c'e' bisogno di un qualche telaio in legno e un filo a piombo, per lo meno. Forse si puó fare in una forma tutta una parete e poi tirarla su, con qualche fusto di bambú immerso per dare stabilitá e non farlo sbriciolare; in ogni caso la qualitá del fango é basilare, come la capacitá di maneggiarlo. Mi ricordo che da piccolo una volta stavo giocando in un fiume con degli amichetti e facevamo dighe di fango, e a un certo punto io mi sono tramutato in un precoce crociato di greenpeace dicendo che non dovevamo perché stavamo modificando un tracciato naturale, ed era una cosa cattiva da fare; avevo un timore reverenziale della potenza intriseca del fango.
Esercizio: scrivi fango e poi tutto ció che ti viene in mente ad esso correlato.
Fatica; sudore; veicolo a due ruote come moto da cross, moto da trial, bicicletta; sporcizia; marrone; schizzi; disordine, caos; ostacolo al movimento; case a basso costo; ovattamento; piccole dighe inamovibili costruite da manine impaurite; impronte; pozzanghere; pioggia.

Il giorno del colloquio mi sveglio presto, non sono molto sereno: sto andando a vendermi per lavorare in un ambito a me alieno. Appena apro gli occhi, comincia a piovere.
Voi ci credete nei segni ? io si, un sacco. Come quella volta che ero in giro di notte in bici a Torino e mi sono esplose nello stesso istante entrambe le camere d'aria. Non esistono le coincidenze.
E questa pioggia non mi sembra un buon segno. Carmen, la signora-mamma delle pulizie e della colazione nel mio attuale ostello, mi presta un ombrello e mi fa mille auguri. Io sono mezzo morto, ho dormito poco, ma non ricordo il perché; il posto é lontano, molti minuti di metropolitana e di bus, e dalla fermata al palazzo del Citybank il tragitto é costellato di pozzanghere e di fango, mi schizzo i miei bei pantaloni neri molto yuppi. Il colloquio alla fine va abbastanza bene, parlo con una ragazza che non ho capito che ruolo abbia, e poi con il jefe dell'area, uno yankee che mi sta subito sui coglioni per due motivi: il primo é che parla inglese, manco fosse a casa sua (cazzo, a questi anglofoni bisogna sempre andare incontro causa le loro ridotte capacitá mentali ? dura imparare un'altra lingua eh ? peró il resto del mondo ci riesce ...), e secondo che mi intervista per telefono col viva voce ... ma chi sei, il papa ? o forse sei talmente grasso che per alzare il tuo culo immondo dalla poltrona in pelle hai bisogno di un argano, e che solo azionarlo potrebbe causarti un infarto, il quinto della tua vita ?
In ogni caso finisco il colloquio e finisce la pioggia; se avevo qualche dubbio, questo secondo segnale lo ha messo in fuga.

Per fortuna altre aziende mi chiamano, e mentre aspetto la risposta del Citybank, vado a fare un colloquio in una bella aziendina costola della ubisoft, la gameloft, la quale si occupa di sviluppare giochi per cellulari; io sarei inserito nell'area marketing, retribuzione buona, un sacco di facilitazioni, assicurazione medica e quant'altro. Il colloquio va molto bene, mi daranno risposta in un paio di giorni ma sono sicuro che sará un sí.

Con Leyla andiamo a cercare un posto che le ha consigliato un amico dove suonano dal vivo, ma non lo troviamo. Indirizzo sbagliato o memoria annacquata, chissá. Io ho una ferita nella bocca che non mi permette quasi di parlare, non so come sia venuta fuori, e lei ha una specie di ascesso su una tonsilla, ci saremo scambiati qualche microschifo. Mi faccio servire un Anestetico Negroni on the rocks. La giornata é abbastanza storta, il Citybank mi ha risposto picche, perché cercavano un profilo differente (un qualche coder verticale di PL/SQL che avesse fatto solo quello da 5 anni a questa parte, credo), e dall'Italia i miei pagamenti in sospeso continuano a rimanere tali. Peró c'é altro che non quadra, non riesco a capire cosa. Ho bisogno di fumare, devo mettere a fuoco qualcosa che mi sfugge. Mi guardo le mani: ora c'é un anello in piú, e le tenaci cicatrici di medusa collezionate ad Ustica l'estate passata.
Leyla mi parla, mi chiede: Amore, cosa vuoi fare ? Cos'é che ti rende piú felice, lavorare qua o andare a fare il buco ? La macchina ti sta divorando ?
Amore, le rispondo, io voglio stare con te, qua o in capo al mondo. Peró se me lo chiedi, ti rispondo che preferisco andare ad Ustica a lavorare gratis che stare a Buenos Aires, Londra, Madrid o qualunque altro posto con un ottimo stipendio. La macchina ? sono fuori dalla macchina ancora, no ? come puó divorarmi ?
E perchè mi fai questa domanda ... avevamo deciso, no ? Ci sembrava un buon piano, perchè adesso te ne esci così con questa locura ... abbiamo bisogno di stabilità .... vero ? o no ?
Chiediamo, mi fa lei.
Va bene, dico io intontito, chiediamo. Io ho bisogno di fumare.
Va bene amore, vediamo di trovarla.

Peró sul momento non capisco la profonditá della sua domanda, quello che implica, né la rassegnazione stanca con cui le rispondo, né la superficia della mia analisi del tutto. Il fango si è tutto crepato e sta cadendo a pezzi, e i cani ci pisciano sopra e lui cola a rigagnoli, mettendo a nudo della paglia di pessima qualità.

Chiediamo, ci rispondono. Sì, c'é la possibilità ... di farci tutta la stagione a Ustica. A romperci il culo.
Ma ancora non ho messo a fuoco.
Li vedo i piccoli THC con in mano i due estremi delle sinapsi, con i loro occhietti furbi da volpe cinese. Chissà se questa sostanza è in grado di scatenare meccanismi inconsci di dipendenza così sottili ... non so, era un mese circa che non fumavo e da qualche giorno ne sentivo proprio il bisogno, o loro me lo facevano sentire ... sono io che so che mi serve perchè mi serve, o non mi servirebbe ma ormai sono additto ? il vortice a spirale, la libera associazione. Scrivere dell'evento, scrivere il proprio romanzo personale, creare e definire il personaggio, che sono io, io sono quello che scrivo, io faccio quello che mi piacerebbe far fare ad un personaggio, io sono il personaggio; una picchiata nella morbosità dello scrivere autoreferenziante, del leggere interiora di uccello, cyber-aruspici. Le similitudini fra la lingua spagnola e l'italiano del sud, l'uso del verbo tenere al posto di avere; il verbo stare al posto del verbo essere, con le stesse differenze che ci sono fra ser y estar; l'uso transitivo di verbi intransitivi (bajalo). E poi ci vedo, a partire uniti per questa locura, belli, felici, innamorati: vedo quanto mi ama, quanto vuole profondamente che io sia felice, e quanto la amo, quanto lo voglio io, quanto entratenida va ad essere la nostra vita insieme, e romantica - io ritorno dal fondo del mare e lei mi aspetta sul molo e io le sorrido e ci baciamo e la stringo forte, e magari piove ma è come se ci fosse il sole. E abbiamo trent'anni e io devo dire ai suoi che la rapisco e che ce ne andiamo lontano, a lavorare al nostro progetto di vita. Continuo a sognare, le mando messaggi appassionati e verso l'alba la vado a prendere al lavoro, a salvarla dalla barra del bar. La amo tantissimo, aveva ragione su tutto, andiamocene da qua che non è il nostro posto, non era un bel viaggio quello che avremmo iniziato, questo è migliore, poi andiamo in eurolandia, io non vedo il mare da tanto tempo, e ho il passaporto spagnolo, meno problemi, più soldi, più porte, più conoscenze, più .... sì amore, avevi ragione e me lo dicevi e io non lo capivo, e ti amo con locura e assieme facciamo scintille, e ho voglia di fare pazzie che non sono per niente pazze con te, e io con te, assieme, vedrai che faremo le cose per bene, già le facciamo, siamo un equipo formidable. Sì amore mio ...
Non stiamo nella pelle, ma oggi siamo stanchi, lei non ha dormito per niente, io quasi, svacchiamo al sole. Continuano ad arrivarmi chiamate per colloqui e io rispondo che un lavoro l'ho già trovato, grazie, che no, ho cambiato programmi. Che figo. Scusate, vi ho preso tutti per il culo, me ne vado da vincitore senza nemmeno estrarre la spada ... ci avevate creduto tutti, eh ? per un attimo pure io mi ero, quasi, convinto. Poi è passata.
Casa di nuovo libera ... porto una bottiglia di vino e una pila di dvd di musica, che Leyla quasi mi ammazza di botte, ma come, dopo un mese te ne esci con tutto 'sto ben di dio ? poi per mia fortuna la sessione punitiva di Tae-Bo è rimandata ... me mareaste amor, mira que hay ! vai, di Beasty Boys e Cipress Hill, NiN e Miles Davis, Fila Brazilia e Faith no more, Molotov e Depeche Mode ... si balla, si beve, si ride, si spilucca ... facciamo una gran bella festa e ci divertiamo come non mai.

Come non mai.

mercoledì 10 gennaio 2007

Anno nuovo, vita come ?

Leyla e suo padre mi aiutano, ancora, a rifinire il curriculum: lui e' un ingegnere chimico che di curriculum ne ha visti tanti, e mi da' ottimi consigli. Mi scattano anche una foto con vestiti del figlio, giacca e cravatta, perche' qua, mi spiegano, come appari sul CV e' molto importante - poi puoi andare a lavorare anche in canottiera, ma sulla carta devi dare quella impressione. Un altro giorno di lavoro tra computer, mate, cigarrillos y empanadas.
La notte di capodanno ceniamo coi suoi e lei e' felicissima di questa cosa, sta pian piano recuperando il rapporto con loro e sembra che io sia molto utile in questo processo: sono sempre risultato simpatico ai genitori degli altri.
I fuochi e i botti sono scarsi, c'e' stato decisamente piu' delirio per la notte di natale; io a una certa ora mi pongo di cattivo umore senza una ragione precisa, come quasi sempre mi capita in occasione delle feste comandate. Dopo un po' usciamo e ci incamminiamo verso il parco dove si trova il planetario, in cui ha luogo una festa all'aperto, gratuita, di musica elettronica. La citta' e' deserta, tutto chiuso e questo mi mette di umore ancora peggiore .. il che e' contraddittorio, non sopporto il dover festeggiare ad ogni costo la fine di un evento astrale che di solito non corrisponde alla fine di nulla di concreto - una stagione, un progetto, un modo di essere - e quando vedo che nessuno lo fa, non riesco comunque ad essere soddisfatto. Saro' strano, no ?
Per fortuna la combinazione di Leyla, del prato sotto i piedi, qualche dj con buon gusto, le lotte per accaparrarsi un Fernet Cola (le cui quotazioni crescono man mano che la notte si trasforma lentamente in giorno) e la buena onda che ci circonda, mi fanno ritornare il sorriso.
Quando il cielo comincia a tingersi di rosa e le stelle a sparire, alziamo i tacchi che non abbiamo e ci muoviamo sfatti verso casa (sono un sacco di quadre); la musica continua, il prato e' pieno di bottiglie vuote, bicchieri di plastica, gente che va e che viene, coppie che si baciano e devastati che dormono buttati per terra.
Facciamo su una borsa e andiamo alla vicina (e ridicola) stazione dei treni per dirigerci al Tigre, una sorta di paese sul delta del Rio Bravo. Una nota: qua i trasporti sono principalmente su gomma, la stazione dei bus conta qualcosa come cento banchine, i pullman hanno sedili mille volte piu' grandi e comodi di quelli degli aerei, reclinabili e con poggia-gambe; per contro i treni sono praticamente inesistenti causa privatizzazione primeva del sistema ferroviario: anche i bus sono privati, tanto quelli che corrono fino a Usuhaya quanto quelli che fanno servizio in citta', ma i costi di mantenimento di una rotaia sono altra cosa - ci avete giocato a Sid Meier's Railroads, no ? Fatto sta che la stazione "centrale" di BsAs ha circa cinque binari circa, e la "corsa" fino a Tigre vale tutto il suo prezzo: un peso scarso.

Tigre e' una cittadina / localita' turistica, con un casino' e un luna park, e conta un'infinita' di villette e una manciata di campeggi costruiti sulle isolette di terra che costellano il delta: una specie di Venezia sudamericana nella giungla.
Il Rio Bravo pare che sia il fuime piu' largo del mondo, e qua a BsAs quando lo guardi dalla Costanera non riesci a vedere l'altro lato, che sarebbe l'Uruguay, pero' non ho capito se tecnicamente e' fiume o mare a questa altezza. Quello che so e' che fa davvero schifo, un colore marrone fango intenso che fa passare pure ai topi la voglia di bagnarsi, pero' c'e' gente che ci pesca.
Nonostante cio', sul Tigre il caldo e' insopportabile, quindi mi immergo in queste acque "ricche di ferro" come recita la Lonely Planet, parole che mi ripeto come la litania contro la paura delle sorelle Bene-Gesserit. I bambini sguazzano felici, gioco un po' con loro e con le onde alzate dai traghetti; il resto e' relax, amore, birra, mate, amore e qualche spuntino. E amore.
Nella tarde del secondo giorno mi squilla il telefono: ci sei domani per un'intervista di lavoro ? Qua le chiamano cosi', interviste. Si', claro. Fammi appuntare ... non abbiamo nemmeno una penna, usiamo il mascara sull'ultima pagina del mio libro. Fine della pace: Leyla vuole che mi compri un paio di pantaloni, a me sale l'ansia: non faccio un colloquio da secoli (insomma, da qualche mese, ma sembra una vita fa), non ho i documenti, e poi sara' in "castigliano" (ridi Ax, ridi ...). Dale, vamos.
Pero' ci voglio ritornare qua, farmi un giro in kayak e sacar mas fotos, tutte queste isolette con i pontili, e carcasse arrugginite di navi lasciate a marcire sulle rive fangose ricoperte dalla selva. Ciao Tigre, a presto.

Scopro di portare la 44 ora, i miei pantaloni attuali recitano un tondo 50 appartenente ad un altro tempo, e in effetti mi vanno un pelo larghi. Mi faccio un orlo artigianale e vado alla ventura.
A rilasciare i pass nel palazzo dove a breve mi ricevera' Fabiana c'e' una signora che discende da siciliani, le parlo di Ustica e mi mette di buon umore (lei, Ustica, non so). Il colloquio va alla grande, nel senso che si erano gia' spettinati vedendo il CV, quindi con Fabiana parlo piu' che altro del perche' sono qui, di cosa vedere in Argentina, della situazione economica, etc. Una charla insomma. Le risulto simpatico, chiama il responsabile tecnico, decidiamo di andare a prendere un posto di coder PL/SQL anziche' VB/MSSQL, mi prendo un paio di giorni per rinferscarmi le idee. Fabiana mi dice che per i documenti si occupano loro di farmi da tramite. Vedremo.
Fra due giorni ho il colloquio col tipo del Citybank, la banca in cui dovrei finire per lavorare. Si parla di un anno, direi che ci sta. Non di piu', e di meno e' impensabile.

Sto tornando sui miei passi ?
Sto imboccando una strada opposta a quella per cui sono venuto ?
Sto cedendo alle lusighe personali e del denaro ?
Sto cercando di essere piu' realista, metabolizzando il fatto che per ottenere cio' che voglio e vivere con la donna che voglio e costruire con lei cio' che vogliamo non posso girovagare da un'estate all'altra come uno zingaro del sole ?
Forse la risposta a tutte queste domande e' si'. Soprattutto all'ultima, rimarca la differenza fra vedere una spiaggia assolta e dire "vorrei essere li'" dal crederci sul serio.
C'e' anche da dire che sono curioso di vedere come puo' essere un ambiente di lavoro qua, che il luogo mi piace, che mi gusta l'idea di praticare con serenita' lo spagnolo in vista di un ritorno alla frenetica Europa con probabile destinazione Spagna.
E poi c'e' gente che deve passare di qua e sarei felice di ospitarli, a casa mia.

Quello di cui sono certo, e' che l'anno e' cominciato de puta madre.
Ojala' que coincida con qualcosa, una volta tanto.

martedì 9 gennaio 2007

Ricordi

Where i lay my head is home.

Una cosa che mi e' sempre dispiaciuta, di cui sono consapevole da tempo, e' la perdita dei ricordi. Non so perche' mi capita, voglio dire, mi sono ritrovato a parlare con persone con le quali ho condiviso - a detta loro - certi momenti, di cui nella mia mente non esiste piu' traccia.
Sara' perche' mi concentro sempre, parecchio, sul presente, e viaggio spessissimo con la mente nel futuro ? Viaggio e riviaggio piu' volte nello stesso luogo potenziale, rifinendo il sogno finche' non ne sono appagato, per poi inventarne un'altro - da sempre. Mi guardo poco indietro - da sempre.
Il tema si intreccia con lo scrivere un diario, che forse non rileggero' mai, e con la replica giornaliera delle nostre attivita' che ci fa perdere di vista il complesso del viaggio e gli attimi rilevanti, o intensi, o belli e semplici, perche' quelli traumatici nunca se olvìdan.
Gas mi ha parlato di una tecnica meditativa che permette di ricordare tutta la tua vita partendo dalla nascita, regredendo giorno per giorno, uno piu' indietro ogni tramonto. In effetti, fermandosi a ricordare, a scrivere, concentrandosi un secondo, tornano alla mente sempre piu' istantanee della mia vita, i tempi degli scout, i tempi della banda, il lungo tempo dei libri, i volti dei compagni di strada, gli amici persi e ritrovati, in questa nostalgica postura di fine anno, un po' da vecchietto che seduto in un parco racconta ai piccioni il suo passato. A lui, forse, solo quello rimane; a me tutt'altro, pero' ormai sono piu' di trent'anni che vado per la vita a fare minchiate (e combinare qualcosa di buono, a volte), non vorrei perdermi per strada - nel senso che a volte, come ora, sento il bisogno di rovistare nei cassetti della memoria e togliere un po' di polvere qua e la' - ridare luce ai cocci di vetro colorato - mettere qualche pezzo del puzzle al suo posto - ricompormi. Soprattutto ora, mi fa sentire molto ... a casa.
Ovunque essa sia.
Sono io, credo.

E quindi ?
Di quando ero piccolo piccolo, prima delle elementari, ricordo decisamente poco: il tavolo bianco, estendibile, stile anni sessanta (un po' Arancia Meccanica) della cucina, un Maggiolino blu col cofano che si apriva e dentro era di plastica marrone, anzi beige; la mia bicicletta rossa con le gomme bianche, di quelle con la cerniera a meta' della canna per poterla piegare in due e trasportare - un giorno ero preso bene a fare curve veloci e rasoterra tipo motociclista, e ho passato il pomeriggio ad hinchar las pelotas a Maria Grazia, urlandole dal cortile a quanti cm era passato il manubrio da terra, mentre lei si baccagliava non so chi appoggiata al balcone; i ghiaccioli con i bastoncini di plastica che potevi unire per fare costruzioni, e gli altri di legno che invece dovevi usare le mollette per stendere (facevo aeroplani, sempre); il giardino del vicino senza volto che se ci finiva il pallone ti tornava indietro squarciato; e soprattutto, il giorno che mio fratello mi costruì un sommergibile con tre scatole di cartone, un cutter, un pennarello e qualche piedino per appoggiare i ripiani dei mobili, che fungevano da manopole e indicatori. Avevo anche una di quelle macchine a pedali, ma il ricordo e' vecchio nel senso che ormai ero troppo grande e non ci entravo piu'.
Poi crescendo, del primo giorno di scuola ricordo i nomi scritti su cartoncini (arancioni ?) appoggiati ai banchi, e i bambini che non sapevano ancora leggere in lacrime; nonche' il mio orribile giubbotto marrone imbottito, che lo strappavo sempre sedendomi al bordo dell'aiuola delimitata da archi di metallo, e mia madre a metterci toppe di orsetti o che altro - dio che schifo quel giubbotto.
D'estate spesso passavo qualche settimana in case di montagna di amici con famiglie piu' fortunate della mia (almeno per il fatto di possedere una casa in montagna). In bici a Chiomonte con Davide, quella volta che volavo in BmX sul prato e mi sono trovato a terra col naso aperto causa fil di ferro tirato a un metro dal suolo, e mi hanno dato quattro punti da sveglio; e l'altra che mi sono gettato in picchiata dalla discesa che porta al sottopasso della ferrovia, troppo veloce, allora prendo la salita di fronte, di nuovo giu', e mi stampo lo stesso contro la parete del tunnel; la madre di quell'altro bambino che gli aveva fatto misurare le ossa e che secondo il frenologo sarebbe diventato altissimo fortissimo e intelligentissimo, e io pensavo che la madre era davvero una rincoglionita.
Poi piu' avanti a Salice con Fabio, a giocare ai picchiaduro nei bar; lanciare lumache con la fionda dopo la pioggia contro i muri bianchi per vedere la strisicata piu' lunga; infilarsi nel capanno a rovistare, uscendo con colpi per fucile a pallini che conservo ancora da qualche parte; scappare dal mezzano infuriato che deve essere ancora bloccato nella sua rete di cinzione; intrufolarsi nella casa in costruzione per giocare un pomeriggio intero a pelota contro il muro del sotterraneo, con un guanto da bici a testa e una palla da tennis.
La prima canna della mia vita, con Cili, Montrone e forse Palumbo, prima di entrare a scuola - fatale, mi ricordo solo delirio, terrore, inconsapevolezza completa. E quel giorno che abbiamo passato l'ora di inglese a indossare le maglie della squadra di calcetto, scambiandocele ogni volta che la prof si girava alla lavagna.
Le risate incontrollabili, alle medie, quando arrivammo alla .. quarta ? declinazione, in latino, quella di rubus - ruber. Non mi sembra di aver finito il corso.
I Silver Surf ! Il primo concerto a Ghigo di Prali, birreria Nido dell'Orso, il padrone commise l'errore di pagarci con cibo (poco) e alcool (troppo) ... mi porto dietro una bruciatura di sigaretta auto-inflitta, una notte passata in casa di non so chi perche' eravamo troppo sbronzi e ritornare a casa non se ne parlava, a giocare a Trivial e flitrare con ... Francesca ? che anni dopo l'ho incrociata alla fiera del libro. L'altro concerto al mare, ancora piu' ubriachi, mi sono vomitato sui pantaloni in riva ala mare che si muoveva piu' del consueto, sotto un cielo stellato di uno strano colore violaceo, Franco che mi ringhia "non ci provare !" quando cerco un posticino in tenda e mi costringe a dormire per terra, troppo vicino all'odore delle scarpe del Gira. Anni decisamente alcoolici furno, quelli. Eseplare la volta che saccheggiammo il magazzino sotto l'officina, ormai vuota, dei miei, dove provavamo: in pieno delirio da vodka ai frutti di bosco, Emi comincia a buttare morbidoni e bottiglie nel cortile del vicino ... e dal giorno seguente, sala prove.
A una festa al Green Beach, puo' essere per la laurea di Angelo, una ragazza verso fine serata mi si avvicina e mi fa "ehi, ma ci siamo gia' visti da qualche parte ?" e io "NO !", con sottotilotao in fronte "che cazzo vuoi, da me, qua, a quest'ora ?". Il dialogo e' chiaramente terminato all'istante. Ho realizzato mesi dopo che probabilmente voleva baccagliarmi.
Angelo ... le vacanze in Spagna con lui e Giuliano: un mazzo di carte in cima a una bottiglia, si soffia contro e chi fa cadere l'ultima beve; Giuliano che raccoglie il suo sbocco con una ciabatta e lo sistema ordinato a lato di due gradini di terra; le inglesi sempre ubriache che una mattina le aiutiamo a muovere la roulotte e partire; la ragazza che nel disco pub mi chiede da accendere e poi mi ingloba mano e fuoco in mezzo alle tette; Italia-qualcosa a calcetto (abbiamo vinto ?); la prima notte a dormire in spiaggia e il bagno all'alba con gli olandesi; un interminabile scambio a racchettoni con un rosso di Milano, evoluzioni e numeri da circo, tanto che si era formato pure un pubblico; la notte in stazione prima di tornare, con il ricchione che in cambio dei nostri culi ci avrebbe portato fino al confine, e due pacchi di Lucky Strike lentamente ridotti in cenere per asfaltare l'attesa.
La mattina che ho pianto quando ho reincontrato Rick.
I bagni nella corrente del Ticino.
La prima discesa dell'Ardeche, tanti anni fa.
E ..... chissa' quanto e' andato perduto. Come lacrime nella pioggia, direbbe Ridley Scott.