venerdì 2 marzo 2007

Somme

Difficile tirare le somme di questo viaggio, o forse no. Forse è semplicissimo.
Diciamo che in questo momento, guardandomi indietro, i sentimenti chiave che possono riassumere questo periodo sono tre: Leyla, vivere, e partire (la parte più intensa del viaggio).

Leyla chiaramente è il centro di tutto, è per incontrare lei che sono venuto qua; non diciamoci cazzate riguardo a lotte operaie e militanza politica. Ci siamo trovati, indiscutibilmente e inspiegabilmente, abbiamo il rapporto che abbiamo sempre cercato e lo abbiamo avuto dal primo istante: di cooperazione, comprensione, dialogo, festa, sesso, sincerità - tutto il gioco è a carte scoperte - assieme entrambi siamo migliori, condividiamo un sogno semplice e forte, e siamo abbastanza folli e romantici e brillanti per poterlo realizzare. E poi c'è molto altro, il modo che lei ha di vivere la coppia, la sua energia vitale, i suoi occhi quando mi guardano, e questa partenza.

Sì perchè, anche per me, il biglietto aereo Alitalia non significa ritorno: è una nuova, importante, fondamentale, densa partenza, alla volta di qualcosa di completamente nuovo, sebbene verrà vissuto (forse) su un palco già calcato, almeno da me. E per essere sinceri la parte del ritorno è quella che per certi versi meno mi aggrada, tant'è che a Torino ci fermiamo giusto il tempo di respirare. Il viaggio in sè è qualcosa di entusiasmante, ed è la peggior droga che esista, o la migliore fate voi, e del viaggio, la partenza è la parte più strana e intensa, vissuta a due velocità, prima c'è il marasma, fai il biglietto, la lista delle cose da portare, prepari lo zaino, saluti gli amici, e qualche giorno dopo, quando ne mancano due o tre all'imbarco, quando ormai hai sbrigato tutte le formalità, che guardi la borsa chiusa e pronta e ti chiedi cosa avrai dimenticato questa volta, e ti rendi conto veramente di quello che stai per fare, di quello che lasci, del fatto che in ogni caso quello che andrai a vivere ti cambierà per sempre, lascerai tracce in altri luoghi e loro le lasceranno dentro di te; e ti guardi indietro per vedere le tracce che hai lasciato in questo viaggio, anche se sei stato nello stesso posto per trent'anni. Viaggiare segna, cambia, apre, muta.
Ax mi ha insegnato una parola che ora è inglese ma prima era tedesca: wanderlust, la necessità di girovagare, che in inglese trova una sfumatura sessuale, il desiderio lussurioso di recorrer.

E' strano guardarsi indietro. Ho fatto un delirio per arrivare a questo ... mi sono dovuto spogliare di spesse catene da me stesso intrecciate, ho lasciato dietro di me macerie, cadaveri, cuori infranti, debiti, amici incazzati e rattristati, clienti in lacrime furiose, per venire qua a diecimila miglia di distanza sperando di lavorare con un gruppo di comunisti radicali. Poi non se n'è fatto nulla, un po' perchè mi è parso di capire che considerano la lotta molto personale, un po', credo, per la mia scarsa conoscenza delle espressioni di cortesia in castigliano - ma ormai è storia.
Poi incontro lei, e prima decidiamo di fermarci, poi di partire, e quindi si parte. Si ri-parte. Posso percepire la differente visione di tutto questo da parte degli osservatori esterni, miei e suoi, il relativismo empatico interpretazionale: parti con l'intenzione di restare via e te ne ritorni con qualcuno al tuo fianco - conosci un tano in un boliche e dopo due mesi te ne vai con lui dall'altra parte del mondo. E invece non è questo, non solo, è una minima parte della visione caleidoscopica della vita di due esserini che corrono sul grande, piccolo globo terracqueo.
Mi state seguendo ? perchè io no, mi sono perso, forse avevo un filo da seguire in mezzo alla matassa ma è difficile non divagare ...

Parlavo di Leyla, di partire, e di partire con Leyla. Siamo di nuovo in viaggio; lei si era fermata da qualche tempo, quasi esattamente quando io avevo inizato a viaggiare in senso lato; in senso fisico ormai è più di un anno che non mi fermo, mi sono sciroppato in sequenza Egitto, Costa Rica, Ustica, Argentina, Italia, dando una decisa dimensione spaziale ad un processo di spoliazione e ricostruzione, di ansante ricerca e di faticosa fuga, che mi ha portato finalmente ad incontrare il mio tesoro.
Viene da chiedersi, no ? se è il "destino" che dirige le nostre azioni, o se è la nostra volontà, conscia e subconscia, che scrive il nostro destino giorno dopo giorno nelle pagine vuote del libro in cui verrà raccolta la nostra storia personale ...

Ah ecco, con una piroetta degna di un saltimbanco dell'avanspettacolo in bianco e nero, mi posso riallacciare al terzo tassello: il vivere. Che strana che è a volte, la vita, nonché bellissima, è la cosa più bella che mi sia capitata da quando esisto: il saperlo, e quei giorni che ti svegli e c'è l'aria frizzante e senza nessun motivo tu vai sul balcone, guardi quello che hai davanti senza vederlo, e pensi "che figata !"
Bene, non so come esprimerlo, però, benché non abbia fatto granché in questi mesi, ho l'intensa sensazione di aver vissuto, non villeggiato. E' stato un periodo di intense relazioni sociali, nel mondo fisico e su Internet, ognuna diversa e preziosa, anche se spesso fugace - il tempo di qualche birra, di troppe birre, di una notte sulla spiaggia, una terrazza in mezzo alla giunga cittadina, un locutorio in un pueblo sperduto;
un periodo di dense letture e di lunghe scritture, più le altre delle une, a mano su un quaderno di carta riciclata, quasi sempre su un prato accompagnandomi da un pacchetto di Camel, e solo successivamente, e non sempre, su una tastiera;
un periodo di totale rifiuto dell'italiano e degli italiani (con l'eccezione di Manuel - che fine hai fatto, disgraziato ?), di immersione nel castigliano e di mimetizzazione nella vita locale;
un periodo per buona parte intensamente condiviso con Leyla, le birre compartite, le sigarette smezzate, le parole scambiate, i confronti, i conforti, gli scleri, le feste, i preparativi, le cene, i baci, le lacrime, le notti sulla terrazza a guardare la luna, i fiori, lo scambio di idiomi e tutto quello che potete e che non potete immaginare, quello che siamo e che facciamo assieme, lo straordinariamente semplice e lo straordinario semplicemente, e tutte le pagine che potrei scrivere a riguardo, e tutto quanto non riesco a tradurre in verbo;
un periodo in cui ho vissuto intensamente Buenos Aires, questa città immensa che ti accoglie a braccia aperte, che non mi ha mai fatto sentire straniero, che si considera europea ma per fortuna non lo è per niente. Guardandola così può sembrare, se togliessi la gente e il suo calore, vedendo solo i palazzi edificati da architetti francesi, ma poi ti accorgi delle piccole differenze: le biciclette con il porta-freezer dei gelatai che girano per i parchi, i marciapiedi troppo stretti ricoperti di troppe merde di cane, il modo ignobile che hanno tutti di guidare, i portieri delle case che si passano la notte in vetrina accasciati su una poltrona, gli ascensori con le doppie porte manuali a soffietto, le ferias de artesania y antiguedades, i parchi modello Sim City, il caldo umido, il vento fresco, le piogge stile tropicale, la birra Quilmes, i cartoneros che di notte eseguono la differenziazione dei rifiuti lasciati in strada per guadagnare qualche peso, le marce di protesta con i papelitos lanciati in aria, i bar aperti fino all'alba, i kioskos - tabaccai senza porte nè vetrine, i garage che quando si aprono suonano l'allerta, i tanti senzatetto che dormono negli androni e sulle panchine, le femmine bellissime carnose carnali e sensuali, lo stile della moda, il mondo omosessuale, i locutori, la carne barata e di qualità superiore, il cielo carico di energia, le gallerie d'arte, i cuidadores de perros, le milongas, i ballerini di tango - i gruppi funk - i mimi - gli illusionisti all'angolo della strada; una città da vivere sotto vari aspetti, da attraversare seguendo differenti cammini; una città calda in tutti i sensi, densa di sesso, che si accompagna giustamente (?) e da sempre con droga e rock'n'roll.

Chao Argentina, chao Capitàl, me voy lejos, pero esperame que quiero regresar ... me encantaste. Hasta pronto, lugar precioso donde una noche, entre una cerveza y una charla, encontré el amor de mi vida ...