
Il collettivo arriva verso le undici in questo posto sperduto e incantevole.
E' una lunga via con una serie di case, ristorantini, officine di buceo, gettate in ordine sparso su ambo i lati, che si snoda lungo la baia che si affaccia verso la parte sud della penisola.
Gladys ha parlato con la ragazza che lavora nell'ostello all'inizio del pueblo e mi ha prenotato tre notti. Di nuovo camera compartida, l'ostello è molto carino e tranquillo.
Farò amicizia con un ragazzo australiano che lavora lì e sta cercando faticosamente di apprendere lo spagnolo.
Ci incontrerò pure un vigile del fuoco italiano con cui scambierò qualche fugace parola, mi racconta di come a Rio sia stato derubato due volte in dieci minuti, la prima da una banda di ragazzini che lo hanno inchiodato a terra pistola alla testa, la seconda da un europeo con macete alla gola (solo che non aveva proprio più niente e quindi gli ha gettato con stizza addosso una lattina vuota, quello che gli rimaneva ... e il cuchillero fortunatamente non se l'è presa troppo).
Anche col ragazzo che lavora come cameriere al baruccio vicino alla spiaggia, dove vado a mangiare quando non ho voglia di fare la spesa e cucinare, entreremo in confidenza. Gli racconto le mie giornate, lui mi offre una birra di tanto in tanto, mi racconta di come gli manchi la sua famiglia che sta a Puerto Madryn, suo fratellino piccolo e la sua festa del quinto compleanno. Però qua guadagna abbastanza, dorme in tenda nel campeggio, e lavora in un posto che è veramente spettacolare.
Però questo è il mentre, o il dopo, mentre la prima cosa che faccio una volta scaricato lo zaino è mettermi alla ricerca di Luisito, il fratello della moglie dell'amico di un Amico. E' facile, chiedo al ragazzo della stazione di servizio che mi mette subito sulla rotta giusta, poi a un altro ragazzo che cammina per strada e che ha la faccia da locale ... il gioco è fatto. Mi accoglie calorosamente, mi dà un paio di dritte, e comincio a battere i diving in cerca di un eventuale lavoro. Immagino che la cosa sia abbastanza improbabile visto che l'estate è alle porte, ma tentar non nuoce ... perguntar es obligaciòn, contestar cortesia.
Il primo è a posto, e si trova vicino all'officina-elettrauto di Luisito, dall'altra parte del pueblo. Scendo sulla spiaggia per ritornare verso l'ostello dove si trovano gli altri diving, e mi fermo a mangiare un choripan. Guarda un po', la simpatica signora che affetta i salsiccioni ha il nonno piemontese, si ricorda pure qualche frase in dialetto ! Ciarliamo un po' e arriva una guida di un diving proprio lì sopra .... insomma, parole dopo parole capisco che qua difficilmente troverò lavoro, il pueblo è piccolo e lavora la gente del pueblo, giustamente ... però mi dicono di passare da Juan che pesca mariscos e vuole attrezzarsi per il turismo, non si sa mai ... a me pure pescare frutti di mare andrebbe bene, sempre esperienza è ! Anche lui sembra sia a posto, però mi lascia il numero e mi dice di richiamarlo verso il 15 di dicembre che saprà qualcosa di più certo.
Più tardi, o forse il giorno dopo, torno da Luisito per raccontargli un po' le mie vicende, mi fa assaggiare il mio primo mate ... amaro come il fiele, però devo dire che non mi è dispiaciuto, non andrò mai a dire di no a successive offerte, sue o altrui.
In ogni caso voglio farmi un tuffo con le bombole, quindi vado a rompere le palle agli amici della porcara piemontese. Oggi però c'e' troppo vento, non usciamo di sicuro. Ma domani ? Sì, ne abbiamo uno al mattino, vieni per le undici. E oggi che faccio ? Se cammini per di là sul sentiero, incontri una strada che incrocia dopo l'antenna, vai a sinistra e trovi una piccola colonia di foche ...
Mi incammino sull'altipiano sotto un sole cocente e contro un vento freddo e teso che spazza questa terra sabbiosa chiazzata di arbusti spinosi. Il panorama è spettacolare, già il giorno prima ero andato ad esplorare il lato occidentale della spiaggia, quedandomi un poco bajo el sol verso la fine, osservando la marea salire sugli scogli scanalati dalla risacca, colmi di alghe ed invertebrati, scattando foto qua e là e godendomi il silenzio vivo e la calda solitudine della natura.
Da lontano scorgo macchioline marroni sugli scogli neri, immagino che siano i leoni marini e mi dirigo diritto verso di loro, abbandonando la strada, scivolando lungo le ripide e sdrucciolevoli pareti sabbiose che separano l'altipiano dall'ammasso roccioso che forma la costa. I gabbiani mi volano alto sopra la testa emettendo le loro urla rauche, probabilmente sono in allerta perchè hanno i nidi pieni di uova ... io speravo di avvicinarmi il più possibile ai leoni con il favore del vento, invece i volatili hanno fatto da vedetta e i mammiferi marini, prima in molle dormiveglia, alzano il capo disturbati. Uno si tuffa pure (e non credo che potrà risalire finchè non si alzerà la marea, ci sono cinque metri di dislivello dall'acqua agli scogli). Mi balenano in mente immagini hitchcockiane ritmate dai garriti insistenti, faccio un paio di scatti e giro i tacchi. Ritornare all'altipiano non sarà impresa facile - anzi, più tardi scoprirò che in teoria sarebbe stato vietato scendere ... ahemmm ....
Lungo la via del ritorno al pueblo, incrocio sul sentiero un armadillo .... bicho temeroso y raro ....
Una sera vado a fare l'escursione per vedre le balene ... la baia è piena di mamme coi cuccioli (ehm ... un cucciolo pesa tre tonnellate alla nascita e dieci quando parte per la migrazione verso sud ...) .... E' spettacolare vedere questi nenes che vogliono avvicinarsi alla barca e le mamme che cercano di tenerli a distanza, i colpi di coda sull'acqua per chiedere cibo, le madri sul dorso con le pinne pettorali all'aria e i bambini sopra, a danzare in un mastodontico abbraccio acquatico. Dovrei avere qualche scatto degno di nota ....
L'immersione è simpatica, scendiamo massimo otto metri circumnavigando uno scoglio al largo della costa. Alla fine siamo usciti verso le due perchè il vento continuava ad essere un po' troppo forte e i ragazzi hanno voluto che calasse completamente. L'acqua è abbastanza fredda, esco con le mani intorpidite; ci sono una decina di metri di visibilità, che per il luogo mi par di capire siano un montòn, e il mondo marino è peculiare, colorato, pieno di molluschi, alghe, stelle di mare di varia foggia colore e dimensione, pesci curiosi che si lasciano avvicinare oltremodo. Mi diverto, anche perchè in pratica l'immersione la faccio da solo: in testa la guida si stava portando un ragazzo che faceva il battesimo, io dietro mi facevo gli affari miei senza che alcuno se ne curasse ... ogni tanto cercavo le bolle e mi dirigevo verso di loro. Sì, esco dall'acqua proprio contento.
Vengo a sapere che al campeggio c'e' una classe di biologia che si fermerà una settimana a fare uno studio sul campo, complementare per gli studi. Il ragazzo Australiano è al settimo cielo: PASSERA ! jajajaja ... de todos modos, una sera dopo la cena al baruccio del mio nuovo amico, guardo sulla spiaggia e vedo un fuoco ... così torno in ostello, prelevo il ragazzo assieme a qualche birra, e andiamo ad unirci alla festa. Mi fanno bere un sacco di Fernet con Cola, che qua chiamano amabilmente Fernando ... charliamo del più e del meno, di quel che pasa in Italia, del lavoro di buco, della politica Argentina. Mi sorprendono questi ragazzini (hanno dai venti ai ventidue anni) con tanta coscienza del mondo in cui vivono, politica, sociale, culturale: il confronto con la nostra gioventù è a dir poco disarmante. Glielo dico, guardate che qua voi avete un potenziale sociale senza eguali .... mi contestano che sì, è un potenziale, però qua abbiamo il nostro oppio per il popolo, il football .... incredibili.
Conoscono bene Galeano, sono contenti che legga quel libro (las venas abiertas de america latina).
Tornerò, sempre con l'australiano, la sera successiva ...
parleremo ancora e ancora, di lingue, di popoli, dell'Italia, di calcio, di tutto e niente,
entrambe le volte
tirando l'alba davanti al fuoco morente
con vino, Fernet Branca, Quilmes Cristal
coi cani del pueblo che si acercano per scambiare calore e ricevere qualche carezza
la luna piena
Orione che risplende in tutta la sua magnificenza, con la testa capovolta e l'arco puntato ad occidente
lo sciacqìo della risacca
una chitarra che ritma canzoni a me sconosciute (tranne Manu Chao)
Ritorno giovedì a Puerto Madryn, non col collettivo ma con il minibus che fa il giro della penisola, tra una colonia di elefanti marini, una di pinguini, stanchi guanachi che ti guardano con quel classico viso da ruminante, e un nandù che quasi investiamo mentre attraversa la (sua) strada.
Gladys mi accoglie come farà mia madre quando rimetterò piede in Italia, e nella camerata dell'ostello incrocio un giovane spagnolo con la faccia sfatta dall'evidente festa della sera precedente, che striscia fuori dal letto giusto per fare una doccia, mi da' un saluto impastato e torna a collassare. Con lui dividerò quasi tutto il giorno successivo, probabilmente ci reincontreremo qua nella capitale.
Ho una fame bestiale, esco a comprarmi due milanesi (qua vanno veramente un sacco, in piatto, in panino, in ogni modo ... si sono pure inventati la "milanese napolitana", che è una milanese con sopra prosciutto e formaggio ....), verdura, frutta, acqua e gazzosa, e mi cucino una cena colossale per la modica cifra di tre euro.
Mi preparo un joint e vado a fumarmelo sul molo.
All'orizzonte il temporale che prima ha investito la cittadina si sta spostando verso sud, i lampi e i fulmini si scatenano illuminando a giorno le nuvole lontane.
Un uccello pescatore mi regala la visione di una sua rapida caccia: uno sguardo nel blu, tuffo, emersione con un'acciuga nel becco. Non vuole morire, lo tiene serrato qualche secondo nel becco prima di inghiottirlo.
Cammino lungo la spiaggia, e penso che dovrei mutarmi in un granchio per proseguire avanzando e poter mirare al contempo, costantemente, lo spettacolo del temporale lontano.
Un cane mi si avvicina e giochiamo un po' a rincorrerci sulla rena.
Proseguo per un bel po', arrivando quasi alla fine della baia. Sono le due di notte e ancora qualche intrepido amante dello jogging corre al buio sulla spiaggia sferzata dal vento freddo dell'oceano.
Decido di tornare camminando sulla strada, incrocio dei freak che si dirigono ad un pub, una ragazza con il viso truccato e dei festoni bianchi legati alle braccia mi vola di fianco sorridendo come una gabbianella muta.
E' la notte delle bestie, pare.