Che poi non è giapponese ma canadase, pero' i tratti sono quelli. Dorme ai miei antipodi rispetto al centro spaziale della camerata, io in alto in uno dei quattro angoli, lui in basso nell'angolo opposto sulla diagonale. Io sono arrivato e mi hanno assegnato quel letto e li' mi sono piazzato, lui c'era da prima e sono sicuro che ha scelto il suo interrogando qualche strumento divinatorio del Feng-Shui. Ha sempre in testa un fazzoletto colorato, non l'ho mai visto senza: pare che se lo tolga solo la notte, a luci già spente, e solo quando si è rintanato nel suo cubicolo che ha oscurato completamente con teli plastici e asciugamani; credo abbia sulla fronte una voglia di eucalipto che venne a sua madre durante la gestazione dopo aver guardato un documentario sui koala, che già da sola è disonorevole perchè ricorda la debolezza di un parente stretto in un momento della vita non sufficientemente difficile perchè essa risulti accettabile, e come se non bastasse ha la forma di un ideogramma che significa qualcosa di atroce, insopportabile, come "immeritevole" o "figlio di un calzolaio di bassa lega".
Quando va in bagno si chiude a chiave, si toglie il fazzoletto dalla testa, lo piega secondo l'arte dell'origami a forma di macaco del monte Fuji, si guarda la voglia e piange, a lungo, in silezio, impotente e cosciente della sua disgrazia - ma ancora incapace di accettarla.
Non parla con nessuno, il giapponese.
Quando è nell'ostello, sta leggendo o scrivendo, e sempre si accompagna con una radiolina antiquata di quelle con un altoparlante, la radio fm e il lettore di nastri magnetici, custodita gelosamente nel suo locker assieme a una porzione di tonno sushi in scatola sotto vuoto, una boccetta di olio di balena, una pastiglia al cianuro, due frammenti non combacianti di una katana e parti di osso mandibolare, gli ultimi due appartenuti ad un suo antenato prima samurai, poi ronin rinnegato.
Il fatto è che dalla radio, anche se mai la accendesse in presenza di qualcuno, non uscirebbe musica, almeno non quello che noi intendiamo per musica, perchè sarebbe in giapponese; come se non bastasse, una volta l'ho incrociato in giro per la città in un posto dove non c'era nulla da vedere, e Buenos Aires è immensa; e a Colonia me lo sono ritrovato nell'ostello, lui e il suo fazzoletto blu per capelli. E' chiaro che è una spia, un agente segreto, oppure uno yakuza.
Sotto la copertura di anonimo ed eccentrico turista del sol levante, si nasconde un freddo intermediario di un qualche potere occulto. Di giorno esce, si intrufola in una qualche visita guidata, in un gruppo di veri turisti veramente giapponesi, non gaijin come lui, e quando termina il giro culturale ha in tasca un nastro magnetico. Nel primo lato, solo gli viene detto dove andare a comprare il libro. Lui va in libreria, una delle tante della capitale, sempre diversa, chiede il libro, ed è - guarda il caso - rimasta esattamente una copia, l'ultima, l'unica, anche se il libro è sempre lo stesso: Pensieri di Confucio - in giapponese.
Ma se ance tu conoscessi il nipponico idioma e lo leggessi, ti accorgeresti che non sono le parole del savio chino quelle che vi sono impresse: sono sequenze di ideogrammi senza significato. Sì, perchè sul secondo lato del nastro ci sono le istruzioni per decifrare il doppio codice, sequenze di katakana, codice codificato secondo criteri antichi - naturalistici - giapponesi: procedi in successione secondo Fibonacci partendo dal quinto anello libero della spirale ideografica; l'aurea forma del nautilo si libra simmetricamente dal centro energetico; la posizione del loto evanescente sotto la luce della terza luna di marzo ti indicherà la strada.
Così ritorna, ascolta con le cuffie, come se altri potessero intendere - ma la prudenza non è mai troppa; legge, decifra, interpetra, appunta, e tutti vedono solo un muto giapponese che riflette sulle parole illuminate di un libricino pieno di draghi colorati, scimmie senzienti, monaci maiali e spiriti volpe. Compila diligente la sua risposta, si reca il luoghi anonimi per incontrare le sue controparti, schiaccia con disgusto una blatta che si è avvicinata troppo alle sue delicate scarpe Prada.
Ritorna all'ostello e si prepara un solitario riso con tofu, oppure uno spaghetto di soia con bocconcini di maiale. Osserva, e ascolta: perchè lo sa bene che la sua maschera non può reggere, è eccessivamente caricata, qualcuno prima o poi sospetterà di lui, perchè ... da quanti mesi sei qua, giapponese ? Perchè non parli con nessuno ? Perchè non affitti un appartamento ? Perchè non ci fai ascoltare la tua musica millenaria con la tua radiolina vetusta ? Che cosa leggi sempre così attentamente ? Cosa nascondi sotto il fazzoletto ? E' vero che ti masturbi annusando mutandine usate da collegiali nel tuo cubicolo oscuro ? Perchè non sei riuscito ad inventarti una storia plausibile, anziché lasciare il segreto della tua identità nelle sole e bucate mani dell'isolamento volontario ?
Ecco perchè l'ho incontrato in quei posti assurdi, mi sta pedinando, e chissà quante altre volte mi ha osservato di nascosto, forse anche adesso con un binocolo tenta di capire cosa scrivo analizzando le oscillazioni della mia penna a sfera - perchè lui sa che io sospetto, e che i miei sospetti sono fondati; e orami è vicino alla conclusione dell'affare, non può permettersi errori, né contrattempi, né intralci di alcun tipo.
Fra pochi giorni riempiranno un capodoglio di panette di coca e lo inveranno a Tokio, trainato da una improbabile baleniera boliviana, mentre i visceri dell'animale verranno fusi e modellati in forma di wurstel e lanciati sul mercato a 14 centavos di lek cadauno, sotto il nome di una compagnia fittizia che in una settimana, attraverso abili speculazioni finanziarie e il ribassamento globale del prezzo dell'insaccato aqueroso, dovrebbe portare la Kruppenfaust, azienda leader mondiale del settore, alla completa rovina.
Tutto questo perchè un cugino secondo del nonno dell'attuale titolare dell'impresa, emigrato in centro america verso la fine della seconda guerra, era solito rubare, ignaro lui, le galline al vedovo della signora delle pulizie di un fratello di sangue del terzo uomo, in ordine di importanza, della mafia peruviana - che non dimentica, e ora esige vendetta.
Il giapponese, da tutto questo, ricaverà sufficiente denaro per un intervento estetico al laser, atto a rimuovere l'infamante voglia dal suo grosso e lucente cranio, che in queste notti di luna orlata dalle nubi pulsa rovente come il cuore di uno gnu decollato da un machete nel corso di un rito propiziatorio nelle calde e sudate budella dell'africa nera ...
3 commenti:
Sembra proprio di vederselo davanti, quest'uomo nipponico!
Però la curiosità è troppa e la domanda nasce spontanea: com'è andata a finire???
Morgana
Ubik, maledizione, stai attento!
jajaja ... no se, creo que hay unos problemas, pare che la coca finisca con l'avere un retrogusto di capodoglio esagerato, e "lui" si e' messo in testa il suo fazzoletto da guerra, bianco col sole rosso che irradia raggi trapezoidali .... ho paura !
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