Dicevo dei malati di acquisto, ma forse è meglio aprire una parentesi - i dissociati schizofrenici lasciamoli dove sono per ora.
Ecco, già di per sé il fatto di entrare in un negozio senza sapere cosa si vuole comprare (probabilmente perchè non non si ha alcun bisogno, reale, di nulla), e uscirne solo dopo aver comprato per forza qualcosa, senza essere stato forzato da nessuno, è inquietante: passare ore a girovagare per centri storici vetrinati o centri commerciali patinati perchè evidentemente non si ha nulla di meglio di fare è peggio, è mostruoso. Tagliarsi le unghie dei piedi è sicuramente meglio, compilare un cruciverba, imparare a fare la maglia o una torta; ma dato che non c'è limite al peggio, scopro che ci sono persone felici del fatto che il tal negozio questa settimana sia aperto di domenica - metti che arriva un maglioncino color salvia bruciata misto tundra muscosa, così lo prendo e poi ho la scusa per comprarmi un paio di scarpe col tacco a spirale perchè non ho niente che si intona al muschio - o che sono dispiaciute del fatto che il tal centro commerciale sia chiuso il giorno 25 dicembre. Ora, a me il periodo "natalizio" fa schifo, orrore e ribrezzo, la considero una fiera dell'ipocrisia, dei buoni sentimenti a buon mercato, del consumismo sfrenato, rappresentazione teatrale della spettacolare società in cui viviamo; però devo riconoscere che fa stare molti a casa dal lavoro per qualche giorno - e tu, non contento di aver passato ogni fottuto minuto libero dei venti giorni precedenti a compare regali inutili a persone che senti giusto in occasione delle feste comandate (questo mi manda davvero in bestia, vi comando di essere in festa, spendere, essere felici, addobbare un albero, spendere), vuoi ancora passare il giorno di ferie in un centro commerciale a scrofarti un sinto-hamburger ?!?
Ma ritornando al principio, il punto è che c'é un sacco di gente in giro che non ha veramente un cazzo da fare, o non sa cosa fare, o aspetta che qualcuno le dica cosa fare, ma il messaggio che arriva è "consuma". Poi parlando con un po' di mamme scopri che se hai un figlio all'asilo e uno alla materna, potrai vedere solo uno dei due alla festa di fine anno perchè viene svolta in contemporanea, e se compie gli anni puoi portare (forse) solo la torta del supermercato perchè i bambini hanno talmente tante allergie che prima di dare loro qualunque cosa bisogna essere certi di non ammazzarli. Tranne poi fare la festa di compleanno a casa propria, fare la torta da sé, e non ammazzare nessuno, come è sempre capitato nella storia dell'umanità - perchè se un bambino è allergico alle fragole, la mamma lo sa, lui pure, e viene fatto in modo di non fargliele mangiare. A parte il fatto che i bambini oggi abbiano mille allergie e intolleranze mai viste (tipo quella al sapone delle bolle di sapone !), nella ricerca dell'ottimizzazione delle risorse e delle strutture, ci siamo ridotti a portare i nostri figli in questi ambienti asettici, timorati delle polveri, per liberarci di loro in modo da andare a comprargli le scarpe di SpoiledBarba, a fargli apprendere costumi e nozioni determinate da altri senza chiederci se ci piaccono o no (tranne poi lamentarci della scuola, lamentarci degli insegnanti, lamentarci, lamentarci).
Ora, mio nipote a otto anni "impara" l'inglese colorando frutti su un quadernone, sotto i quali appare la didascalia in inglese; quindi adesso sa che la fragola è rossa, ma non sa come si dice in inglese; non sa leggere decentemente, e in ogni caso dopo 10 righe si annoia; non ha mai imparato una poesia di Rodari a memoria; sa invece lanciare il gioco di Batman sul computer.
Mi sono quindi venute in mente quelle scene "rurali" o "da terzo mondo", dove i figli vengono allevati in comune dalle mamme che non sono occupate realmente a fare altro, dove ai figli vengono trasmessi valori e tradizioni in modo diretto e variegato, dove i genitori imparano a fare i genitori anziché rilassarsi nel più semplice e noto ruolo di amici, dove al compleanno faccio la torta con la farina e le uova e se un bambino è ciliaco lo sanno tutti e a lui non viene data, e i suoi amichetti lo prenderanno in giro tantissimo fino a farlo piangere ma lui non andrà ad impiccarsi la sera con le bretelle di gi-joe; dove, insomma, la società è vissuta dal basso, come comunità, non come insieme di luoghi che forniscono servizi che non hai voglia di svolgere.
Forse è un problema delle città, forse in una comunità montana il mondo gira diversamente.
Forse bisognerebbe stracciare la carta di credito a un po' di gente e dare loro in cambio un bel flacone di sali ...
2 commenti:
Io mi chiedo se allora sia veramente possibile crescere 'a modo' un gagno anche in una citta' grigia... alla terzo mondo, per strada. Ma mi immagino gia' le facce dei genitori-degli-amici-del-gagno a guardarmi con quello sguadro, come se fossi un extra-terrestre ad avere queste posizioni cosi' strane. Siamo extraterrestri? Ha ancora senso paragonarsi-relazionarsi alla societa' odierna? Io non ci riesco piu', sono demoralizzato, mi sto spostando sempre piu' verso il bordo... e mi fa' piacere vederti cosi' attento, nonostantetutto, alla critica di cio' che ci sta ancora attorno.
dobbiamo pensare che possiamo crescere i nostri gagni in una società grigia!
Loro saranno il futuro di questa società grigia e magari riusciranno a renderla più colorata!
è difficile ma credo ci si possa almeno provare! anzi dobbiamo provarci! mettere in discussione e mettersi in discussione credo sia una buona strada!
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