La settimana scorsa me ne sono andato un po' in giro per il nord: volevo ammirare le cateratas de Iguazù prima di partire, e inoltre il mio visto si stava quasi acabando, asì que elegì un camino a traves de Uruguay para juntar l'utile al dilettevole. Così che niente, Leyla è rimasta a BsAs per seguire il corso di italiano (dio santo quanto è impestata la nostra lingua ...) e io mi sono imbarcato (due ore e mezza ci vogliono per attraversare il Rio Paranà) al porto con destino Colonia del Sacramento, il cui centro storico è patrimono dell'umanità, anche se non capisco per quale motivo reale: se quello è patrimonio dell'umanità, tutta Italia dovrebbe esserlo per quanto riguarda bellezza e significato storico; forse si ritiene che l'Italia sappia cosa deve preservare e che magari l'Uruguay ne abbia un'idea piu' vaga e quindi se ne incarica l'Unesco, non so. In ogni caso mi fermo un paio di giorni perche' il primo si mette a piovere malamente e rimango bloccato tutto il pomeriggio in un bar a parlare con due ragazze cilene e una israeliana, molto simpatiche tutte. Con l'israeliana, Inbal, discuto di Cabala (i numeri non esistono per gli ebrei, dicono come "alfa di marzo" al posto del "primo"), gioventù ebraica, ortodossia, ebrei nel mondo, razzismo, sudditanza italiana alla religione cattolica; mi svela che in Israele c'e' un gruppo di ... religiosi ... che seguendo i dettami di una frase della Torah, si occupano di sviluppare la presa bene, quindi vanno in giro su camion con sound sistem che diffondono musica yiddish e fanno ballare la gente per strada; e che esistono dei cristiani filo-ebraici che credono che effettivamente loro siano il popolo eletto e quindi li aiutano in non so che modo. Cose strane accadono nel mondo ...
Altri invece si dedicano allo studio della Torah e niente altro, e lo stato li sovvenziona e possono tenere tutti i figli che vogliono, e quelli che non passano tutto il giorno a studiare la Torah non sono molto molto felici di questo. E poi mi spiega che dopo i due anni, obbligatori per tutt*, di servizio militare, i ragazzi spesso vanno negli stati uniti dai loro amici statunitensi (che alla fine sono considerati pure da loro abbastanza stupidi) a lavorare per mettere via due lire, che poi vanno a spendere in giro per il mondo durante un viaggio che di solito dura cinque o sei mesi. Il militare dovrebbe farti crescere, ma sono convinto che valgono di piu' quei cinque mesi che due anni a tirare granate; e in ogni caso mi sembra un'usanza molto furba. La comunità ebraica in Argentina è molto vasta, le candele per haunukah si accendono nelle maggiori piazze di BsAs.
Da Colonia prendo un bus verso il nord, la città si chiama Salto - io volevo ripassare il confine piu' a sud per andare a Gualeguaychu a vedere il "carnevale piu' bello d'Argentina" ma la' il ponte sul rio uruguay era bloccato dalle proteste per delle cartiere che non ho ben capito in quale stato dovrebbero essere costruite con i soldi di chi per far lavorare quale popolo. Quindi niente, arrivo a Salto che e' notte, cerco un lugarcito per dormire e il mattino dopo altro bus verso Concordia, giusto dall'altra parte del fiume. Qua aspetto tutto il giorno il colectivo per Posadas, non so quanti km a nord, dove si trovano un po' di siti con rovine delle riduzioni gesuite del 1500, una delle tappe programmate della settimana. A Concordia non c'e' praticamente niente, mi mangio un filetto al pepe in centro città e poi mi dirigo al parco, dove incontro tanto verde, gente che si bagna nelle acque mezzo contaminate, le rovine di un castello mai usato in cui ha vissuto per qualche tempo Antoine de Saint-Exupery, indimenticato scrittore di uno dei libri piu' pallosi della storia, in cui un principe autistico distrugge l'economia di un pianeta piantando baobab al posto di grano, e durante un giro in aereo per innaffiare tali alberi di antiparassitario si schianta e muore con somma gioia del lettore.
A Posadas arrivo al mattino abbastanza presto, lascio la mia roba all'ostello ed esco a cercare un posto dove mangiare. Chiedo a un signore all'angolo della strada; una parola tira l'altra, fammi accendere per favore, aspetta che arriva mio figlio e chiediamo a lui, io sono discendente di italiani del Trentino, ma perchè non vieni a mangiare da noi, dai ... e via. Finisce che mangio da loro, i due fratelli mi scarrozzano poi di qua e di là, la sera a bere un paio di tragos lungo la costanera, e il giorno dopo alle rovine ... che amabili che sono ! conversazioni interessanti, compagni di viaggio per una frazione del viaggio. Visitiamo tre siti, di cui due conservano davvero poco, mentre il terzo, San Ignazio Minì, riesce a trasmetterti varie sensazioni, dato che il cortile centrale della missione è rimasto praticamente intatto: un'area di un paio di km quadrati con refettorio, biblioteca, chiesa chiaramente, abitazioni per gli indios e quant'altro, tutto costruito con massiccia pietra rosso cremisi e rubato alla giungla, che qua assume caratteristiche sub-tropicali: il panorama è totalmente distinto dal sud, dove impera l'arbusto, qua ricorda vagamente il CostaRica. In ogni caso l'aria all'interno delle rovine è in qualche modo pesante anche se il cielo sconfinato oggi splende di un bell'azzuro intenso: saranno i muri troppo spessi, il loro colore troppo scuro, le porte troppo basse; che flash, essere un indio cinquecento anni fa e imparare a coltivare la giungla ....
Nel tardo pomeriggio, altro autobus alla volta di Puerto Iguazù, altri nonsoquanti km a nord - Puerto Iguazù dista circa 1400 km da BsAs. Altro arrivo di notte, altra ricerca di lugarcito senza pretese: vinco aria condizionata, tv e bagno privato per una ventina di dollari, e vado a festeggiare con una hamburguesa casera. Il giorno dopo, di buon mattino, lascio l'albergo, deposito tutto alla stazione dei bus e prendo il locale per le cascate - alcuni mi hanno detto che il lato del brasile è quello migliore, altri che fa schifo, a me sembra che la vista sia migliore perchè è messo praticamente di fronte ai salti, mentre l'argentina ci è sopra, però pare molto piccolo. Il lato argentino conta un punto di osservazione sulla garganta del diablo, che praticamente è il salto più indietro rispetto alla corrente, in una gola relativamente stretta e con un salto decisamente alto - la quantità d'acqua e il rumore e il vapore che si solleva dal basso sono impressionanti.
Poi ci sono un paio di passerelle in metallo che si intrufolano nella giungla per vedere i vari salti "secondari"; c'e' anche una bella isola (San Martin) in mezzo al fiume che però oggi non è raggiungibile causa elevato livello delle acque.
Infine un sentiero vero e proprio di circa tre chilometri, in mezzo alla selva, ti porta ad una cascatella di scarso interesse paesaggistico, almeno confrontata con le altre, che però cade in una piscina naturale in cui si può fare il bagno ... vuoi perderla ? Chiaramente vado e nel cammino conosco Thomas, un naturalista gringo (come si definisce lui) che però adesso vive in australia. L'acqua della pozza è bella fresca, non come quelle che si incontrano in montagna da noi ma confronto ai trentacinque gradi dell'aria ... Tom mi offre da fumare (poteva mancare ?) e così passiamo un paio d'ore crogiolandoci al sole, rinfrescandoci in acqua, ciarlando. La pozza è piena di insetti, di ogni genere: farfalle di ogni tipo e dimensione, una si poggia sul fango, chiude le ali, e sparisce nell'incanto della mimesi; api, piccole, perfette, curiose, coi loro movimenti blandi; mosche di varia foggia e dimensione; vespe rosse lunghe due centimetri. Una lucertola pattuglia una roccia che è il suo terreno di caccia, qualunque cosa si posi, soprattutto farfalle e mosche, si meritano un tentativo di vorace approccio. La cosa incredibile è che, comunque, nessuno di questi insetti mi ha fatto niente: era impossibile scacciarli tutti, quindi dopo un po' mi sono arreso e, tranquillo, mi sono lasciato esplorare dagli originali padroni di quell'angolo di natura, e mi sono sentito così in pace, con l'acqua, l'aria, il muschio, le api, tutti questi bichos che mi camminavano addosso ... eravamo molto vicini, molto simili.
Alla fine con Tom ci inoltriamo un attimo nella giungla fuori dal sentiero, e ci imbattiamo in un'altra cascata alle spalle di quella ufficiale, molto suggestiva, soprattutto perchè priva di qualunque traccia di essere umano (a parte noi due). Qualche foto, poi rientriamo verso il sentiero che io ho il colectivo per BsAs di lì a un paio d'ore, e per dieci minuti mi sento come dentro Blair Witch Project: il sentiero è questo, no aspetta, di qua, no, ci sono già passato, eccolo, no è l'altro al contrario, proviamo di qua, no, doh ! Poi alla fine imbrocco quello giusto e inizio il viaggio di ritorno.
Sul bus dalle cascate alla città, un cartello della Cooperativa Operaia Texil mi ricorda perchè ero venuto, e che è ora di tirare le somme. Mancano due settimane alla partenza ...
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